C’è un clima d’odio alimentato dalla sinistra, lo sappiamo. Lo urla Giovanni Donzelli camuffato tra i pischelli della Gioventù nazionale, lo ripete Giorgia Meloni a ogni microfono che si trova davanti, è il tormentone di fine estate. Lo sa bene Laura Boldrini, storico bersaglio dei partiti dell’amore, che invece di seminare rancore sublimavano i sentimenti di affetto e stima nei confronti dell’avversaria tirando sul palco una bambola gonfiabile con le sue sembianze.

«Il Pd vuole il Green Pass anche per fare l’amore», titola La Verità il 24 settembre reinterpretando con grande fantasia la proposta di legge sul consenso firmata Boldrini. «Pussy pass» è la proposta social di Alfredo Giovine, vicesegretario cittadino di Forza Italia a Bari, il quale aggiunge in un commento a corredo del post: «La Boldrini buongustaia ha assaggiato il big bamboo».

Al netto del clima d’odio che si sa, ogni tanto fa dire qualche stupidaggine anche ai giusti, del politicamente corretto che non ci consente più neanche di fare un po’ di sana goliardia, della sinistra bolscevica che vuole burocratizzare persino le nostre camere da letto – specialmente quelle di Porto Cervo –, resta un grande dubbio su questa spiacevole svista che è costata la carica a Giovine.

Com’è possibile che dopo quindici anni di Facebook, Instagram, Twitter e tutto il resto, ci siano persone che non hanno ancora capito che i social non sono il baretto sotto l’ufficio, dove poter disseminare indisturbati tutto il proprio amore per il prossimo e per i nemici politici, che le cose che scrivi vengono lette, e che se ricopri una carica pubblica questa non si disattiva non appena hai fatto login su X? Sicuramente c’è un clima d’odio. La furbizia invece latita.

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