- Il governo Meloni, ma più in generale l’élite italiana, da qualche anno diserta i consessi internazionali come il forum di Davos, in corso in Svizzera.
- A Davos o al Bilderberg non ci sono gli staff di supporto, o gli interpreti, o i dossier preparati: i bluff si notano subito, la figuraccia è dietro l’angolo.
- La ritrosia di ministri e politici a partecipare non sembra una decisione convinta e meditata, ma una ammissione di provincialismo e la scelta di stare nella globalizzazione da spettatori, invece che da protagonisti.
Il governo Meloni, ma più in generale l’élite italiana, da qualche anno diserta i consessi internazionali come il forum di Davos, in corso in Svizzera. Lo fa per le ragioni sbagliate, cioè compiacere la parte più complottista del proprio elettorato, e non per l’oggettivo declino di rilevanza di questi momenti di relazioni tra i vertici del mondo occidentale. A Davos va soltanto il ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara. Difficile capire il criterio della scelta, visto che l



