- Quanto può durare una cultura, più ancora una società, se la generazione dei più giovani arriva a concepirsi come l’ultima a causa dell’ansia da calamità ambientali?
- “Generazione” è una parola che rimanda anche alla riproduzione della vita. Una società che non fa più figli, che ne fa sempre di meno, sembra dire a gran voce che qualcosa si è rotto nel rapporto con il futuro.
- È questo che connette in profondità le due crisi: l’indifferenza verso l’incombere della catastrofe ha radice nella stessa difficoltà a proiettarci nel futuro che frena i desideri di genitorialità.
L’Italia si affaccia sul nuovo anno con un record negativo di nascite, mentre un collettivo di giovani che si è dato il nome di Ultima Generazione si sente costretto a compiere un gesto eclatante come la vernice sulla facciata del Senato per richiamare l’attenzione della politica sul rischio del «collasso ecoclimatico». Alcuni anni fa il filosofo Mark Fisher si chiedeva: «senza il nuovo, quanto può durare una cultura? Cosa succede se i giovani non sono più in grado di suscitare stupore?». Lo



