Fra i grandi paesi dell’Unione Europea, l’Italia è quello con le disuguaglianze più alte: nell’insieme, se consideriamo quelle personali, di genere, fra Nord e Sud e fra le generazioni; non a caso, l’Italia è anche il paese in cui il destino di una persona dipende, maggiormente, dalla famiglia in cui ha avuto la fortuna di nascere (il contrario di ogni idea di emancipazione, o del merito).

L’Italia è anche, qui fra tutti i paesi occidentali, quello cresciuto meno negli ultimi 30 anni: in parte proprio per le sue disuguaglianze, in parte per gli scarsi investimenti nell’istruzione e ricerca, rispetto alle altre nazioni avanzate, in parte per il cattivo funzionamento delle istituzioni, per la volatilità della politica e l’elevato debito pubblico che la espone alle turbolenze finanziarie.

Il nostro è, poi, uno dei paesi che più soffre per la crisi ambientale: con una densità demografica elevata e un territorio fragile e sovraccaricato; con 8.300 chilometri di coste erose dall’innalzamento dei mari; con la desertificazione che sale dall’Africa e una pianura Padana che è ormai l’area più inquinata di tutto l’Occidente.

Non ultimo, in Europa occidentale l’Italia è il paese in cui i diritti civili appaiono più precari: lo dicono i dati sulla violenza e la discriminazione contro le donne, e contro le persone Lgbtq+, gli ostacoli crescenti che incontra in alcune regioni un diritto umano come l’accesso all’aborto, la mancanza di un vero e proprio matrimonio egualitario, o le difficoltà per chi è venuto a vivere in Italia di ottenere la cittadinanza.

Disuguaglianze, bassa crescita, crisi ambientale, diritti civili. Sono i quattro nodi che caratterizzano, in negativo, l’Italia rispetto agli altri paesi con cui ci confrontiamo; influenzano il nostro benessere e anche la qualità della nostra democrazia. Al di là delle tattiche elettorali, se guardiamo alla sostanza, sono anche i quattro punti cardinali che dovrebbero orientare le scelte degli elettori da qui al voto.

Qual è oggi la coalizione, o la forza politica, che tutto sommato appare più capace di affrontare questi nodi (e di farlo peraltro nell’indispensabile cornice europea)? Se ci si pone questa domanda, quella fondamentale non solo per gli elettori progressisti ma forse per chiunque abbia a cuore l’interesse nazionale, allora la scelta non può che cadere sul Partito Democratico e la sua coalizione.

Nel tempo che resta da qui al voto, il PD e i suoi alleati dovrebbero innanzitutto rivendicare questo ruolo storico: incarnano la politica che, nel complesso, può meglio contribuire a risolvere i grandi problemi dell’Italia. Su questa consapevolezza, dovrebbero costruire un messaggio politico in positivo, di speranza e di impegno, con cui provare a mobilitare i cittadini e convincere gli indecisi. Potrà non bastare, ma è quello che va fatto.

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