Affinità e divergenze tra il mercato editoriale e le elezioni politiche. Qualche mattina fa, al risveglio da sonni inquieti (probabilmente causati dal prosecco scadente di una presentazione la sera prima o dal bombardamento autoinflitto di tweet per prendere sonno) sono caduto qualche minuto vittima di un’allucinazione psichedelica. Sono stati i minuti più lunghi della mia vita.

Di colpo non riuscivo più a distinguere il mercato editoriale, i suoi tic, le sue scorciatoie, i suoi rituali e il “mercato” politico. Mi si sovrapponevano in una folle galleria editori e partiti, scrittori e segretari, capitani e capitoli. Grande è la confusione sotto il cielo. Ecco allora una serie di consigli non richiesti per applicare strategie commerciali alle elezioni politiche. E viceversa.

Gli astenuti e le classifiche

Il popolo degli astenuti è mitologico e agognato tanto quanto quello dei non lettori. Blandito, desiderato, esaltato solo per essere condannato quando insiste a sottrarsi e trasmuta di colpo nella massa acefala causa di tutti i mali di questo Paese. O peggio ancora quando decide di votare, pardon comprare ma non i libri che vorremmo noi della ZTL letteraria. A quel punto, indignati, tirare fuori qualche citazione da Aspettando i barbari.

Se gli elettori che andranno a votare sono così pochi, allora basteranno relativamente pochi voti per superare la soglia di sbarramento: secondo alcuni calcoli sono sufficienti novecentomila voti perché un partito possa assicurarsi almeno un paio di seggi. Allo stesso modo se le copie per entrare in classifica sono poche, basta un passaggio televisivo, il post di un influencer, o anche solo una presentazione ben riuscita per gridare al miracolo. E allora tutti a caccia di questi benedetti non lettori, anche se tanto il risultato lo portiamo a casa con lo zoccolo duro dei militanti storici chiamati Lettori forti™ o Fortissimi™.

Le copie vantate sulle fascette sono, quando va bene, un wishful thinking come il sondaggio di un sondaggista amico. Le feste di partito si chiamano Festival letterari. In entrambi prestate estrema cura al catering.

Così come i partiti vincitori sono quelli sistematicamente sottostimati in sondaggi e exitpoll, così le classifiche ogni settimana vedono arrivare nomi imprevisti e imprevedibili. A volte impronunciabili, se è quello di qualche mangaka. Nel segreto dell’urna Moravia non ti vede, Goku di Dragonball sì.

Le vendite

D’altronde manga e fumetti si sono sempre venduti: solo che si vendevano in edicola, dove le copie non vengono conteggiate da Gfk e le altre società che compilano le classifiche dei libri: quindi ora tutti a rincorrerli.

A proposito di giovani. Quando la disperazione colora di nero il piano editoriale o il risultato elettorale, a quanto pare c’è solo una cosa da fare: buttarsi su TikTok. Partiti e editori hanno spesso innamoramenti fulminei e disastrosi, terre incognite che si trasformano magicamente in paesi della cuccagna o aspiranti tali. Ma come l’arrivo quasi simultaneo di molti politici sul social cinese ha insegnato le scorse settimane, se non si ha l’umiltà di imparare il linguaggio del medium e si sbarca come colonizzatori che smerciano perline colorate molto probabilmente si riceveranno sonore pernacchie. I giornali non sono rappresentativi del Paese reale™.

Se un alieno del futuro venisse sulla Terra per fare un dottorato in Cultura umana estinta e dovesse farsi un’idea di cosa leggevano gli italiani nel secondo decennio del XXI secolo basandosi solo sugli archivi dei giornali potrebbe pensare, osservando le recensioni e gli approfondimenti, che avevano diffusione e smercio unicamente raffinati romanzi transavanguardistici rumeni, repechage di scrittori moribondi in odore di Nobel, saggi sulle Crociate, dispense universitarie di astrofisici. Pochissimi gialli (e solo quando hanno allegato lo “spaccato sociale”), nessun libro di tiktoker.

Allo stesso modo i dibattiti politici sui giornali e i pensosi editoriali dei “notisti” di turno hanno un riflesso nei risultati elettorali vago come la precessione dei simulacri nella filosofia di Plotino (cioè scarso). Le recensioni come i retroscena spesso sono solo dei pizzini che si scambiano i diretti interessati: la prossima volta telefonatevi.

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