Ecco l’incipit. «Sono sicuro di riuscire a raccontare questa storia. Sono altrettanto sicuro che nessuno ci crederà. Per me va bene così. Mi basta poterla raccontare. Il mio problema – e sono certo che ce l’hanno molti scrittori, non solo i novellini come me – è decidere da dove cominciare.»

Arriva il Re. Altro che un novellino. Ed è subito primo in classifica. Arriva con Charlie Reade, l’eroe diciassettenne del suo ultimo romanzo, Fairy Tale. Di Stephen King. Da Sperling & Kupfer. Un ragazzo, il suo cane, la discesa in un mondo magico e oscuro. Il bene, il male, un regno da salvare, mostri da uccidere. Un’eccezionale favola dark. Benvenuti nel lato oscuro del «C’era una volta». Le ultime quattro parole del libro, l’explicit di un cortocircuito a spirale. 600 pagine che corrono veloci. Perché nel multiverso di King la lettura è un piacere e un brivido. Il piacere del testo. E dell’avventura. Il romanzo combina elementi di fantasia e di orrore, analizzando le nature contrastanti del bene e del male che coesistono nel corpo e nell’anima di tutti gli individui.

Altri mondi

«Per King non c’è mai confine tra i mostri che abitano la nostra vita quotidiana e quelli che potrebbero esistere in mondi paralleli, o persino nel nostro. Ma il punto è che sempre King riesce a creare qualcosa di nuovo. A raccontare da un altro punto di vista. A illuminare un altro pezzetto di realtà» scrive la brava scrittrice kinghiana Antonella Lattanzi su la Lettura del Corriere della Sera.

Perché ci sono altri mondi oltre a questo. I portali fantasy dei mondi possibili inventati dal genio di King, così come i suoi romanzi, intrecciano cultura e gioco. Alcuni elementi sono presi a piene mani dalle fiabe tradizionali dei Grimm, altri provengono dall'orrore lovecraftiano. Ancora: compare in un cameo Ray Bradbury, nell’ipotesi che abbia visitato Empis, la capitale dell’ultramondo, prima di scrivere il suo fantasy horror Il popolo dell’autunno. Fairy Tale è un ottovolante intertestuale che attraversa più universi e multiversi e che fa i salti mortali tra i generi narrativi.

È anche un solido romanzo d’avventura a episodi, un’avventura guidata da incontri memorabili e strani e da un’azione emozionante. Stephen King non è nuovo al genere fantasy dei portali o ai tipi di giovani protagonisti inconsapevoli che finiscono per viaggiare in altri mondi. Qui c’è un capanno, «la Casa di Psycho», sempre chiuso a chiave, da cui provengono strani rumori.  Sul retro si cela la porta d'accesso a un altro mondo. Una realtà parallela dove Bene e Male combattono una battaglia da cui dipendono le sorti del nostro stesso mondo. Una lotta epica che finirà per vedere coinvolti Charlie e il suo cane Radar, loro malgrado, nel ruolo di eroi. Dal genio di Stephen King, una nuova avventura straordinaria e agghiacciante, una corsa a perdifiato nel territorio sconfinato della sua immaginazione.

Un ragazzo come tanti

Charlie Reade è un diciassettenne come tanti, così così a scuola, bravo nel baseball e nel football. Ma si porta dentro un peso troppo grande per la sua età. Sua madre è morta in un incidente stradale quando lui aveva sette anni e suo padre, per il dolore, ha ceduto all’alcol. Da allora, Charlie ha dovuto imparare a badare a entrambi. Un giorno, si imbatte in un vecchio, Howard Bowditch, che vive recluso con il suo cane Radar in una grande casa in cima a una collina, nota nel vicinato come «la Casa di Psycho». Ci vogliono molte pagine e prefigurazioni perché Charlie riesca a entrare in quel capanno, ma alla fine arriva a Empis con Radar al suo fianco e un revolver 45 alla cintura.

Lì Charlie trova un regno in grave difficoltà, la cui famiglia reale è stata rovesciata da tempo dall’usurpatore Flight Killer, che ha inflitto alla popolazione una misteriosa malattia sfigurante chiamata “il grigio”.

Tra i malati che Charlie incontra durante la sua ricerca spicca Leah, una principessa spodestata la cui «bellezza da libro di fiabe» è rovinata dalla bocca mancante, «una linea bianca annodata» che termina con «un’imperfezione rossa delle dimensioni di una decina di centimetri che sembrava una piccola rosa non aperta». Il modo in cui Leah riesce a bere è una delle immagini più potenti del romanzo, una scossa di orrore del corpo in classico stile King. Leah gli evoca una principessa bisognosa dal nome simile, proveniente da una galassia molto, molto lontana. Charlie, consapevole dei luoghi retorici e narrativi che sta abitando, non è sorpreso: «Guerre Stellari non è forse un’altra favola, ragiona, anche se con ottimi effetti speciali?».

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