«In quattro giorni sono atterrati oltre 900 voli privati qui a Miami, un record», mi confida il concierge dell’hotel di lusso Faena, amico dall’anno in cui rimasi in panne con lo scooter e lui mandò il cugino ad aiutarmi.

Ogni anno vengo qui per la fiera dell’arte Miami Art Basel, costola dell’evento di Basilea, sicura che qualcosa succederà. Collezionisti, artisti, personaggi famosi e figli di non mancano un’edizione.

Quest’anno, per i suoi 20 anni, è stato “beyond”, oltre, come usano dire quelli della moda. Che erano qui in massa, ognuno con una festa da organizzare.

Prada, Armani, Valentino, Dolce & Gabbana, Fendi, Stone Island hanno avuto il loro momento di gloria, file all’entrata - lunghissime - e liste secretate. E poco importa se eravamo qui per l’arte, la moda quando arriva sbaraglia la concorrenza.

DIMMI COSA COMPRI

Art is seen on display at Art Basel 2022 on Tuesday, Nov. 29, 2022, at Miami Beach Convention Center in Miami Beach. (Photo by Scott Roth/Invision/AP)

Grande assente di quest’anno è stato il gallerista di New York Larry Gagosian, che però ha dato un party lo stesso sulla spiaggia della Soho House per dire «sono influente anche se non mi vedete».

La Maddox Gallery l’anno scorso, alla preview, ha venduto per 4 milioni un’opera di Bansky e quest’anno, sebbene abbia ricevuto in visita Cardi B, Sylvester Stallone, John Bon Jovi, non ha raggiunto lo stesso risultato.

Tra i corridoi della fiera ho visto anche Venus Williams, alcune Kardashian, Leonardo Di Caprio e l’art dealer Vito Schnabel, figlio dell’artista Julian. Nelle prime ore di First Choice - la preview della preview - è stato venduto il quadro Ruffians di Basquiat per 20 milioni di dollari (si dice che il gallerista abbia declinato l’offerta a 17) e a seguire le uova giganti di Jeff Koons per 7,5.

Sono rimasti anonimi i compratori, consigliati dagli art dealer che invece amano divulgare la notizia: il vero potere dell’arte è nelle loro mani.

L’arte qui è business, tutti vogliono capirla e fare il colpo del secolo. Mi è stato chiaro l’ultimo giorno, quando volevo farmi accompagnare dall’amico Bailey Paine, campione del mondo di Parkour 2019, ma i biglietti erano andati esauriti.

TIPI DA SPIAGGIA

Mentre sono qui in spiaggia, sdraiata sul lettino della Soho House, sono bombardata da messaggi di ogni tipo: in alto vola un aeroplano con su scritto "Iran Libero” mentre in acqua passa una barca con un enorme led che promuove un profumo.

Davanti a me un ragazzo fa le flessioni, poco distante un giovane padre biondo e muscoloso porta il figlio di due anni a conversare con una ragazza altrettanto bionda e muscolosa che non è di certo la madre del piccolo.

Ho riconosciuto anche il modello RJ King, che ha sfilato ieri da Dolce & Gabbana ma qui indossa una t-shirt di Dior.

Tutto accade negli hotel, dalla prima colazione alle feste in piscina. Avere un bicchiere in mano - spesso è tè freddo, ma alle 11,30 ho sentito ordinare uno Spicy Margarita - è la regola aurea.

Come indossare un braccialetto di stoffa che indica se sei “member” o “accompagnatore”. Io sono sempre l’accompagnatrice, la più uno di qualcuno, e questa vita a scrocco non mi fa sentire affatto in colpa.

Anche se mi torna in mente come un mantra la frase del documentario The Social Dilemma: “Se non stai pagando per un prodotto, allora il prodotto sei tu”. Ma lo ignoro.

MARIJUANA E JET LAG

Copyright 2022 The Associated Press. All rights reserved.

Ovunque si sente l’odore di marijuana, legale in Florida se prescritta dal medico. Sono riuscita a sentirla anche in motorino sulla High Way, che da Miami Beach porta al Design District. L’amico concierge mi ha confidato che ai party funzionano di più i Mushrooms: «Sono droghe meno anaffettive della cocaina, che non va più di moda», ha detto sicuro.

E col Jet Lag come la mettiamo? Qui sono 6 ore indietro rispetto all’Italia. «Il Jat lag è solo per chi se lo può permettere», dice Lorenza Improta, producer di grandi eventi.

Lei era a Miami alla ricerca di una location dove un grosso brand di moda farà una festa a marzo, investendo quasi 4 milioni di euro.

In quattro giorni ha organizzato tutto e poi è partita per le Bahamas, dove si riposerà. Il jet lag non è stato un problema neppure per la mia amica Maria Elena Ghisolfi, fondatrice della Onlus Pettirosso Club. Mentre io combattevo con i colpi di sonno, lei era pronta ad andare ovunque.

«Tutto merito del glutathione. Un rinforzo per le difese immunitarie», sosteneva. Costa 300 euro a seduta, e se davvero il merito è suo, le vale tutte.

ANCORA TU, LEO

Le feste sono ovunque: sugli attici, in spiaggia, al giardino botanico. Persino nei locali caduti in disgrazia che fanno dei giri immensi e poi, dopo anni, diventano cool.

Come il Do not sit on the forniture, dove si è tenuto il party di Valentino, a cui ho incrociato l’architetto Piero Lissoni e consorte, e dove invece non ho incontrato Leonardo Di Caprio che ho visto ovunque: il primo giorno davanti all’opera dell’artista Patrizio Di Massimo, poi alla Soho House e a cena da Cipriani, in Downtown. Infine alla festa di Stone Island, seduto sui divanetti con una modella che assomigliava a Dua Lipa, mentre di fianco ballava il patron del brand Remo Ruffini e la fidanzata Federica Fontana.

Della festa di Prada ricordo poco: era nel palazzetto futurista adibito agli eventi del Faena, suonava il dj Richie Hawtin e al bancone, tra i cinque drink a scelta, ce n’era uno a base di rum, il Prada Libre. Ne ho bevuti sei solo perché mi divertiva pronunciare il nome.

Al ritorno a casa ho incrociato Jared Leto che camminava da solo vicino al mio albergo, il Lennox. Il motorino lo guidava Maria Elena, lo abbiamo salutato e lui ci ha risposto gentilmente. Non mi toglie dalla testa nessuno che fosse in cerca di un indirizzo, magari di un party privato. L’anno prossimo non ci sfuggirà.

© Riproduzione riservata