Giocare con i figli oggi è considerato un dovere morale. Molti genitori dicono – o sono pronti a dire – che ce la mettono tutta per passare un po’ di tempo a giocare con i propri bambini. Non è detto che ci riescano, e che trovino divertente farlo, ma difficilmente sminuiranno l’importanza del tempo speso in maniera leggera con i figli (leggera per i figli), a fare cose che ai figli piacciono. Giocare. Andare al parco. Ma anche guardare un cartone insieme.

I genitori li riconosci perché mentre tutto il mondo guarda una serie televisiva di moda, loro sono bloccati a sorbirsi contenuti adatti ai figli, e talvolta i contenuti adatti coincidono con una serie televisiva di moda, però è raro, lo è meno via via che i figli crescono, ma quando sono piccoli è quasi impossibile. E i genitori vorrebbero guardare questa serie che tutti guardano, e se qualcuno chiede loro «l’hai vista?» finiscono per dire una bugia, rispondono di sì, perché se ogni volta devi spiegare che stai guardando cartoni animati di bassa lega inizierai a sentirti un po’ triste, e farai come chi a scuola mentiva con l’insegnante sull’aver letto i libri delle vacanze.  

Vecchi genitori

Gli stessi genitori che giocano, o che comunque considerano importante giocare (cioè quasi tutti), ti spiegano che i loro genitori non facevano lo stesso con loro. E non mentono. Se ripenso alla mia infanzia non ricordo molti genitori che giocassero con i figli, mentre ricordo che la televisione “dei grandi” (per esempio il telegiornale) si doveva guardare e basta. “Il genitore che gioca”, negli anni Ottanta, magari esisteva anche, ma era una figura insolita.

Di norma era un adulto con l’hobby del bricolage, che usava la scusa del giocare con i figli per impossessarsi dei loro trenini elettrici e costruire il plastico dei propri sogni. Un adulto che in fondo agiva per i propri interessi. Ma in genere i genitori non giocavano, i genitori stavano ben chiusi nel mondo adulto (il mondo in cui si sbaglia da professionisti, come dice Paolo Conte). 

La madre (il padre) non era colei che gioca con te, era colei che ti dà il permesso giocare. Colei che non risponde «no» alla tua richiesta di giocare. «Basta che non lasci in disordine». I genitori di un tempo erano cattivi? E quelli di oggi sono buoni? Non credo. Più probabilmente un tempo si rispondeva al sistema di valori in voga allora, e dunque ai doveri morali che ne derivavano. I genitori di oggi rispondono ai doveri morali di oggi.

Ma da dove provengono questi doveri, e a cosa serve giocare con i figli? Perché il discorso sembra di piccole dimensioni, ma in realtà è estendibile. I doveri dei genitori sono solo un esempio del discorso più generale sui doveri che abbiamo verso gli altri. Cosa dobbiamo agli altri, e perché? In un mondo che definiamo individualista, in cui “ognuno ormai fa quello che vuole”, in realtà rispondiamo a moltissimi sistemi di riferimento valoriale. Solo che sono diversi rispetto al passato. Ma l’esistenza di doveri verso gli altri è una questione umana che non tramonta mai. È senza tempo.

I doveri di oggi

Come molti doveri oggi, l’importanza del gioco con i figli viene giustificata sulla base della scienza. Oggi la scienza, come una volta la religione, crea doveri. Studi di psicologia sottolineano come il tempo passato con i figli in modo divertente faccia bene alla loro salute fisica e mentale, addirittura stimoli la produzione di ossitocina, l’ormone della felicità. Questo non significa che i figli debbano giocare sempre con i genitori, in realtà bastano pochi momenti nel corso della settimana, ma questi momenti sono importanti perché i figli ricevano tutti i benefici della fiducia costruita e dell’affetto. E i genitori? Che benefici ricevono? Ognuno è diverso, e se per alcuni il gioco con i figli è più naturale, per altri è faticoso, un vero e proprio peso.

«Io non so giocare», pensa il genitore che costruisce una torre con i cubetti ma vorrebbe solo starsene a leggere Anna Karenina. Non siamo fatti tutti della stessa materia (frase che ripeto da quando sono diventata madre, e ormai sono passati degli anni). I doveri morali contano, ma non devono trasformarsi in un fondamentalismo che rade al suolo la nostra serenità.

Questo vale per tutte le cose che sono oggi enfatizzate come compito assoluto del genitore, e che però non devono impedire a ciascuno di gestire i propri figli nel modo che risulta più naturale e in fondo allegro. Insomma: fate quello che dovete fare, ma non lasciate che il sistema vi schiacci oltre a un certo punto. Perché non è vero che le famiglie felici si somigliano tutte. Ogni famiglia può essere felice a modo suo: il problema è capire come.

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