Tra i leader africani presenti alla conferenza Italia-Africa convocata da palazzo Chigi al Senato lunedì 29 gennaio, con cena al Quirinale la sera prima, ce n’è uno più impresentabile di altri.

Si tratta di Teodorin Nguema Obiang Mangue, vicepresidente e presidente designato della Guinea Equatoriale. Succederà, quando sarà, all’anziano padre Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, al potere dal 1979.

Come ricostruisce su Slow News Andrea Spinelli Barrile, che da anni segue la politica equatoguineana e le vicende del suo vicepresidente, l’uomo – che fa ogni anno un po’ di villeggiatura in Italia, mete preferite Costa Smeralda e Costiera Amalfitana, come ampiamente esibito sul suo profilo Instagram – ha sulle spalle sentenze in vari paesi per appropriazione indebita, corruzione e riciclaggio.

Nel 2012 il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha aperto un processo a suo carico per corruzione (315 milioni di dollari il valore dei beni contestati): due anni dopo, ha patteggiato ma non ha mai onorato l’accordo. Nel 2012 la giustizia francese gli ha sequestrato beni mobili e immobili per oltre 100 milioni di euro (in parte già rivenduti all’asta). Nel 2016 l’Interpol ha emesso un mandato d’arresto per corruzione e riciclaggio e nel 2017 il Tribunale di Parigi lo ha condannato, in contumacia, a tre anni di carcere.

Nel 2020 la Corte internazionale di giustizia, dove la Guinea Equatoriale aveva presentato ricorso contro la Francia, ha assolto il governo di Parigi dall’accusa di «violazione dell’immunità diplomatica»: detto in altri termini, se il latitante Teodorin Nguema Obiang Mangue mettesse piede in Francia sarebbe immediatamente arrestato. Nel 2021 il Regno Unito gli ha imposto sanzioni per corruzione e contrabbando. Sarebbero inoltre stati aperti processi a carico suo e della famiglia sia in Spagna che in Svizzera.

Il cittadino italiano detenuto 

Tra le varie ragioni per cui la presenza di Teodorin Nguema Obiang Mangue dovrebbe imbarazzare le autorità italiane, quanto meno sollecitarle a fare qualcosa, c’è la storia di Fulgencio Obiang Esono: nato in Guinea Equatoriale nel 1970 ma cittadino italiano dal 2013. Di Pisa, per la precisione, professione ingegnere.

Cinque anni e mezzo fa, era partito da Roma per rispondere a un’offerta di lavoro di una misteriosa azienda francese che operava in Togo insieme all’amico Francisco Micha, un equatoguineano di 68 anni che viveva in Spagna dalla fine degli anni Novanta. Ma dal giorno dell’arrivo nel paese africano, il 18 settembre 2018, dopo aver avvisato la sorella all’atterraggio, Fulgencio Obiang Esono risultò, come il compagno di viaggio, irrintracciabile.

Circolarono subito voci che i due fossero nelle mani delle forze di sicurezza equatoguineane. Poi arrivò la conferma dalle autorità togolesi: un cittadino con passaporto italiano era stato fermato in esecuzione di un mandato d’arresto della Guinea Equatoriale ed era stato consegnato alle autorità di quello stato.

Ci vollero oltre quattro mesi prima che, il 25 gennaio 2019, l’ambasciata della Guinea Equatoriale comunicasse alla Farnesina che l’ingegnere pisano era in carcere.

Fulgencio Obiang Esono e Francisco Micha furono portati nella prigione della “Spiaggia nera”: una sorta di buco pregno dell’umidità che arriva dal mare, in cui si vive in condizioni inumane, dove la tortura è la regola e la vita dei detenuti è messa a rischio dal sovraffollamento. Vennero accusati, insieme ad altri 110 imputati, di aver preso parte a un tentato colpo di stato, nel 2017: quando Fulgencio Obiang Esono e Francisco Micha erano, rispettivamente, in Italia e in Spagna

Il processo si svolse a Bata tra marzo e maggio del 2019. Secondo gli osservatori presenti, fu caratterizzato da numerose irregolarità. Molti degli imputati erano in prigione da oltre un anno senza neanche sapere di cosa fossero accusati.

Tutti i 112 imputati, alcuni dei quali non presenti in aula, vennero condannati a pene da tre a 90 anni di carcere. Fulgencio Obiang Esono e Francisco Micha presero 59 anni e otto mesi a testa. Amnesty International li adottò immediatamente come prigionieri di coscienza.

Da allora, non è successo assolutamente nulla rispetto alla condanna. Si sa solo che i due prigionieri sono vivi e in buone condizioni di salute, non più alla “Spiaggia nera” ma in un altro carcere. Fulgencio Obiang Esono dovrebbe ricevere prossimamente una visita consolare. La prima, a quattro anni dalla condanna.

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