Da una prima analisi dell’elaborazione dei quesiti proposti dal segretario nazionale Enrico Letta alla comunità delle iscritte e degli iscritti del Partito democratico è emerso che al primo posto nell’elenco delle priorità segnalate per ripartire e tornare a crescere c’è il lavoro. Un risultato assolutamente prevedibile e, soprattutto, comprensibile dal momento che è attraverso il lavoro che ciascuna donna e ciascun uomo realizza in autonomia il proprio progetto di vita e che all’origine dei sentimenti d’ansia, preoccupazione, disillusione e frustrazione sempre più diffusi nella nostra società c’è proprio la preoccupazione di non riuscire a trovarne uno o di riuscire a mantenerlo.

Dopo il lavoro si trovano il buon utilizzo del Next Generation Eu, la partecipazione, i giovani, la parità di genere, la transizione ecologica e la scuola. A ben vedere si tratta di questioni tutte strettamente intrecciate e interconnesse. La crisi innescata dal Covid ha causato, lo ha attestato l’Istat nei giorni scorsi, la perdita di oltre 700mila posti di lavoro (molti di più di quanto precedentemente calcolato), i giovani guardano al loro futuro con angoscia, le donne risultano le più penalizzate dal punto di visto della perdita occupazionale, dell’aumento dei carichi di lavoro non riconosciuti e delle diverse forme di disparità e discriminazione di genere. Contemporaneamente in molte zone del Paese studenti e studentesse hanno perso oltre la metà delle ore complessive di scuola in presenza con tutti gli effetti che ne stanno conseguendo e che continueranno anche in futuro a mostrare la loro incidenza.

Ragion per cui emerge, anche da questa indagine, la legittima aspettativa che il Partito Democratico si impegni affinché sia fatto un uso appropriato, efficace ed efficiente delle risorse del recovery plan, utile a innescare un cambio di marcia, invertire la tendenza negativa, costruire, a partire dalla scuola e dall’intera filiera della conoscenza (dagli asili nido alla formazione continua), le condizioni per un lavoro sostenibile e di qualità, crescita e sviluppo innovativo, digitale, paritario e inclusivo.

Il tema centrale è dunque quello di come seriamente e concretamente si costruiscono le condizioni, nuove e innovative, per realizzare l’obiettivo di una occupazione buona e sostenibile come priorità di sistema Paese. Alla fine di aprile il governo consegnerà in sede europea il PNRR, cioè il Piano di spesa delle risorse stanziate con il Next Generation Eu condiviso in Parlamento con le parti sociali e imprenditoriali. La domanda è se nel Piano elaborato dal governo e discusso in Parlamento questo tema sia stato trattato come la priorità delle priorità.

Come già iscritto nella mozione approvata nel maggio 2020 con cui si è impegnato il governo a realizzare un piano straordinario per l’occupazione femminile e un osservatorio permanente per la valutazione dell’impatto di genere ex ante, in itinere ed ex post di tutte le politiche pubbliche poi ripreso anche in successivi pareri, approvati in commissione lavoro, al Pnrr, l’aumento dell’occupazione femminile costituisce la principale leva per l’aumento del PIL, del benessere, dei diritti, della qualità di ogni esperienza.

La parità di genere, a partire proprio dal superamento dei gap occupazionali, è il più straordinario potenziale che possiamo esprimere coerentemente con la scelta europea indicata dal Next Generation EU) e globale (la parità di genere è uno degli obiettivi fondamentali e trasversali dell’Agenda 2030 dell’Onu).

Puntare alla piena occupazione attraverso un piano straordinario per il lavoro delle donne non è un’espressione demagogica, è la condizione per realizzare le transizioni digitale ed ecologica che sono tra gli obiettivi prioritari del Paese e del Governo.

Una scelta di visione politica non ancora pienamente condivisa. Si punta ai bonus, agli sgravi per le assunzioni invece che investire prioritariamente le risorse del NGEU sui percorsi formativi da 0 a 6 anni, sulle infrastrutture sociali, sui cosiddetti lavori di cura che devono diventare professioni.

Non dare priorità ora, concretamente e fattivamente, all’aumento del lavoro delle donne, e in particolare delle giovani donne, significa rischiare di perdere un’occasione storica. Questo, invece, deve essere il nostro piano per il NGEU, non altro. E dobbiamo condividerlo più possibile e nel tempo più rapido possibile, in modo che la priorità sia riscontrabile negli obiettivi e nei progetti previsti dal Piano.

Abbiamo una prospettiva di lavoro, già in parte condivisa e da diffondere nel Paese per renderla maggioritaria, intorno alla quale costruire tutte le scelte politiche per il domani, già a partire dall’oggi.

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