Il presidente dei Cinque stelle Giuseppe Conte pensa che il titolo di un mio editoriale sia diffamatorio (Perché il governo Conte ha asservito la ricerca italiana sul Covid alla propaganda russa?). Bene, io penso che il suo intervento a Non è l’arena di Massimo Giletti su La7 sia diffamatorio. 

Non è la prima volta che l’ex presidente del Consiglio approfitta della visibilità che gli concede il suo ruolo per rispondere con insulti e velate minacce giudiziarie alle inchieste di questo giornale, senza rispondere nel merito, era già capitato un anno fa dopo le inchieste di Emiliano Fittipaldi sui compensi (veri) ricevuti da Conte nell’ambito del fallimento del gruppo Acqua Marcia, dei quali aveva parlato l’avvocato Piero Amara a verbale. Conte evidentemente ha questa idea dei giornali: se scrivono cose sgradite, si insulta invece di replicare nel merito.

Ma anche Giletti ha un’idea bizzarra di giornalismo, visto che il suo modo di riassumere un’inchiesta alla quale Andrea Casadio ha dedicato cinque puntate e oltre 100.000 battute (e io un editoriale di accompagnamento) è di questo tenore: «Su Domani, Feltri, direttore continua a dire che lei nasconde qualcosa, lei che risposta dà?».

Ora, neanche io saprei rispondere a una domanda così sconclusionata, ma Conte sì perché si era preparato il sermoncino e dice che lui mai si sarebbe permesso di parlarne “perché non voglio approfittare del mezzo televisivo”, ma poi ne approfitta.  E dice tre cose irrilevanti: che lui ne ha già parlato in una audizione (secretata) del Copasir, il comitato che vigila sui servizi segreti, che l’accordo tra l’istituto Spallanzani e il russo Gamaleya è dell’aprile 2021 (ma l’inchiesta di Casadio parte da fatti del marzo 2020) e che gli scienziati dello Spallanzani hanno condiviso con la comunità scientifica i dati sul sequenziamento del virus  del Covid.

Nessuna di queste informazioni c’entra con l’inchiesta di Casadio che ha ricostruito come la ricerca dello Spallanzani sul vaccino anti-Covid, partita a razzo nel marzo 2020, si interrompa di fatto dopo la strana missione militare russa voluta da Conte subito dopo la quale, guarda caso, i russi hanno il materiale genetico per iniziare a sviluppare il proprio vaccino farlocco, Sputnik V, mai autorizzato dalla Commissione europea o da altri paesi seri perché i russi non sono mai stati capaci di produrre evidenza scientifica a sostegno della sua efficacia.  

Conte dovrebbe spiegare cosa sono venuti a fare i russi, il fatto che la missione «non abbia travalicato l’ambito sanitario», come dice lui, è esattamente ciò che l’inchiesta di Casadio suggerisce: che il vero scopo fosse appunto mettere le mani sui campioni di virus che servivano per lavorare su Sputnik.

Niente di male a favorire la ricerca medica, specie durante una pandemia, ma come ha ricostruito Casadio qui si è subordinata la trasparenza della cooperazione internazionale in ambito scientifico alle esigenze di propaganda di Vladimir Putin, che con il fondo sovrano del governo era anche il primo investitore nel progetto Sputnik V.

Di questo dovrebbe parlare Conte, ma probabilmente non è consapevole di quello che i russi gli hanno fatto sotto il naso. All’epoca aveva la parziale giustificazione di essere molto impegnato a gestire l’emergenza ora che ha molto più tempo libero, potrebbe almeno premurarsi di leggere i giornali che intende querelare. Se poi volesse fare un confronto con domande vere, non quelle di Giletti, noi siamo sempre disponibili.

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