- Nel 2023 è prevista la riattivazione del Patto di stabilità e crescita che è stato sospeso per la pandemia. Sembra abbastanza condivisa l’idea di riformarlo prima di riattivarlo, anche se non c’è accordo sulle linee di riforma.
- Nel trattare per il futuro è bene non falsificare il passato: per almeno quattro anni prima della sospensione del Patto, la finanza pubblica italiana non ha subito trattamenti “austeri”.
- La riforma dovrebbe anche migliorare le sanzioni e gli incentivi che inducono i paesi a correggere i loro disavanzi. Poiché le “multe” finora previste non sono parse applicabili e convincenti, si possono prevedere altri strumenti.
Nel 2023 è prevista la riattivazione del patto di stabilità e crescita che è stato sospeso per la pandemia. Sembra abbastanza condivisa l’idea di riformarlo prima di riattivarlo, anche se non c’è accordo sulle linee di riforma. La gran distanza fra l’entità del debito pubblico italiano e l’obiettivo del patto (60 per cento del Pil) è uno dei punti che rende delicato il raggiungimento di un accordo in proposito. Si tratta comunque, per l’insieme dell’Eurozona, di riprendere il coordinamento dell



