Come diventerà l’Italia di Giorgia Meloni? Fin qui, il modello seguito è analogo a quello di Trump, Bolsonaro, Orbán, ma con tratti meno estremi: liberista in economia e reazionario sui diritti delle persone.

Liberista, peraltro, in modo incoerente: perché si guarda bene dall’intaccare le corporazioni che vivono di rendita, strizza l’occhio agli evasori e con l’estensione del regime forfettario aumenta ancora di più il trattamento di favore per gli autonomi, rendendo il nostro sistema fiscale ancora più irrazionale.

In cambio, il governo fa il duro con chi è esterno alla sua base di riferimento: rende più difficile il lavoro delle Ong che cercano di salvare le persone in mare, rende più difficile la vita dei giornalisti e della libera stampa, o semplicemente di chi protesta contro le sue politiche, e degli immigrati che già vivono e lavorano in Italia; a giudicare dalle nomine in alcuni posti chiave, potrebbe presto rendere la vita più difficile alle persone Lgbt+ e alle donne che vogliono abortire legalmente.

E mentre favorisce le partite Iva, il governo ignora la questione salariale dei dipendenti, ignora più in generale il tema del lavoro povero e precario; e mentre spinge sull’autonomia differenziata, mentre taglia il welfare e i servizi essenziali, ignora la questione meridionale, cioè le riforme e gli investimenti diffusi, dall’istruzione alle infrastrutture, di cui il Mezzogiorno ha bisogno.

Ma ignora poi l’enorme questione ambientale: arriva anzi a invocare pene draconiane per chi imbratta il Senato con vernice lavabile, come se il problema fossero queste forme di protesta extra legem ma tutto sommato innocue, e non invece il cataclisma ecologico cui stiamo andando incontro e il fatto che l’Italia, per la sua posizione e le sue condizioni, è uno dei paesi maggiormente colpiti dal riscaldamento globale e dall’aumento delle emissioni (fra l’altro, la Pianura padana è la regione più inquinata dell’intero Occidente).

L’Italia è già il paese dell’Unione europea con le maggiori disuguaglianze, oltre che personali geografiche, generazionali e di genere. Con la destra al governo, diventerà ancora più diseguale.

E diventeremo un paese con meno libertà (la libertà vera che si fonda sul diritto, non il privilegio o la licenza), con più conflitti sociali e meno qualità della vita.

Un paese dove la rendita o la competizione al ribasso rimangono sempre ben tutelate, a scapito invece dell’imprenditorialità più innovativa, quella fondata fra l’altro sulla dignità del lavoro, che continuerà a guardare altrove.

È un quadro pessimista? Esiste forse una maggioranza dei cittadini che non vuole quest’esito.

Che sogna un’Italia diversa, che sappia volgere l’innovazione alla giustizia sociale e ambientale e promuovere i diritti delle persone. Per quest’Italia le forze di opposizione, a cominciare da Pd e Cinque stelle, hanno un primo dovere: superare le divisioni e allearsi.

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