Nel 2019 l’austriaco Peter Handke vinse il Nobel per la letteratura, nell’entusiasmo del momento pubblicai sui social uno stralcio di una sua poesia. Ricevetti tanti messaggi indignati, in parole povere sembrava che stessi facendo l’apologia del fascismo.

Il volume Canto alla durata era una delle mie letture preferite, la durata senza tempo, il presente come l’eterno che coglie le minuterie del quotidiano e tutto diventa dimensione soggettiva, intuizione, sentimento.

In poche parole i suoi versi erano stati un’epifania per me e chi ama la poesia capisce cosa intendo dire. Per semplificare tutto dico che ero solo “l’utilizzatrice finale” della bellezza dei suoi versi, tanto per citare un tecnicismo che ormai è entrato a far nella storia della politica italiana.  

Tutto sommato non ero una sua fan sfegatata, dalla lizza dei candidati di quell’anno forse avrei preferito Marilynne Robinson.

Alla notizia, tutto il mondo insorse per le posizioni filoserbe del vincitore. Avevo letto anche Un viaggio d’inverno, ovvero giustizia per la Serbia, pubblicato da Einaudi nel 1996 e quindi ero al corrente della sua posizione nei Balcani e non la condividevo, ciononostante apprezzavo la sua poesia. 

Sono nata nel socialismo reale, dove dentro ogni cosa c’era l’ideologia e l’impegno politico dello scrittore, quindi potrei sembrare anche ingenua e forse lo sono stata, ma trovare applicato di nuovo nel post moderno un meccanismo che mi sembrava appartenesse al passato mi stupì abbastanza.

Da allora vivo da sempre con una paura costante, quella di dire o fare cose che sembrino di destra, ovviamente in Italia la parola destra non ha nulla a che vedere con il conservatorismo, è considerato sinonimo del fascismo.

Sono stremata da un quotidiano stancante dove ormai è diventato impossibile non domandarsi per ogni cosa, ma questo è un ragionamento di destra o sinistra? 

Mai la canzone Destra o sinistra di Giorgio Gaber scritta quasi vent’anni fa è stata più attuale. Satira profetica che descrive con iperrealismo la nostra cultura e la nostra politica in crisi di identità.

La gravidanza è di destra o di sinistra?

17/04/2021 Torino, manifestazione per la libertà di 'aborto a sostegno della legge 194

Quando per la prima volta ho dovuto affrontare discorsi da adulti con mia figlia, uno degli argomenti fu la gravidanza.

Nel caso lei fosse rimasta incinta, io come cosa avrei pensato? Le ho detto ovviamente che la decisione spettava solo a lei, se avesse voluto abortire io l’avrei accompagnata di persona. Ma le ho raccontato anche la mia esperienza personale.

Rimasta incinta di lei laureanda, quindi senza aver raggiunto l’indipendenza economica e senza essere realizzata come donna, tutto sommato sono riuscita a realizzarmi in tutti i sensi, oggi madre di tre figli e soddisfatta professionalmente delle cose che faccio. 

Quindi se la sua decisione fosse stata di natura meramente economica e se lei avesse voluto prima realizzarsi come donna, le ho detto che avrebbe potuto farlo anche con un figlio ed io sarei stata accanto a lei. 

Se mia figlia avesse interpretato il mio discorso come tante donne progressiste hanno interpretato in questi giorni la questione degli aiuti economici, una cosa in più nell’applicazione della 194 senza mai togliere il diritto della scelta dell’aborto, mi viene il dubbio che mi avrebbe dato dell’attivista militante Prolife! 

Per essere una donna di sinistra avrei dovuto ancora dire, ancora una volta: figlia mia, l’utero è tuo e te lo gestisci tu! 

Partendo da due esempi della mia vita reale, mi chiedo: cosa ne rimane della diade sinistra/destra in questa nostra epoca? 

Non ho né la presunzione e né le competenze giuste per dare una risposta, lo ha già fatto Norberto Bobbio, quindi semplifico ancora, cosa ci guida ad essere di destra o di sinistra oggi? Che poi nel linguaggio del mondo culturale il sottinteso sarebbe, cosa ci guida ad essere giusti o sbagliati.

La caduta del muro di Berlino non ha decretato la caduta delle sinistre ma delle sinistre totalitari, il concetto: la sinistra lotta per il progresso e l’affermazione dell’uguaglianza invece la destra per la conservazione e la difesa dei valori tradizionali, è rimasto sempre uguale.  

È cambiato però tutto il resto, lo spazio pubblico o meglio sociale da dove partivano tutte le lotte oggi non esiste più.  

Osservando da spettatrice il percorso della prima donna premier nella storia italiana e tralasciando tutto il resto, soprattutto l’ideologia, provo a fare un identikit.

Una ragazzina che parte da un quartiere popolare, vanta una lunga militanza, abitata sempre da parole come comunità e diritti sociali, ha un compagno ma non un marito, decide di figliare senza essere sposata, cresciuta in una famiglia non così tradizionale, origini umili quindi niente lotte per mantenere la posizione della sua classe sociale dove il progresso del proletariato la danneggerebbe.

A occhi chiusi, se fossi in un quiz televisivo ascoltando questo elenco, avrei detto che la donna in questione appartiene alla sinistra. Almeno nell’ottica in cui eravamo abituati a ragionare una volta su cos’è di destra e cosa di sinistra. 

Lotta di classe e minoranze

Nel frattempo la sinistra che continua a vivere una crisi ideologica da trent’anni, ha mantenuto l’algoritmo della lotta di classe, applicandola a tutte le minoranze o comunque a qualsiasi gruppo sociale che si ritenesse categoria discriminata, lotte sacrosante, ma perdendo completamente la dimensione sociale o comunque la parte economica del sociale.

Per assurdo, le battaglie sociali della sinistra sono rimaste nelle mani di chi teoricamente si occupa della cultura.

Tutto nell’ottica di rieducare le masse, in una sorta di rivoluzione culturale fai da te, un po’ come Mao Tzedung quando era convinto che l’ortodossia marxista leninista coincidesse con il suo pensiero. 

Sono arrivata in Italia da giovane donna estasiata dalla parola pluralismo, inutile dire che ero allergica a due concetti, l’educazione delle masse e la militanza politica, forse perché mi ricordavano il partito comunista. 

Oggi mi rendo conto che i “compiti” della sinistra tradizionale qui sono stati divisi diversamente: la sinistra attuale ha assunto il compito di rieducare le masse e la destra di fare militanza in quello spazio pubblico necessario per le lotte. 

Giorgio Gaber ci aveva visto giusto quando diceva «anche il Papa ultimamente un po’ a sinistra».  «Ma cos’è destra, cos’è sinistra, destra sinistra, basta!»

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