L’ingiustizia fiscale ha innescato rivoluzioni, dunque guai a considerare le questioni tributarie cose da tecnici, da commercialisti. Sono lo strumento che rinnova ogni giorno il patto di cittadinanza e in questo senso, e soltanto in questo, l’ex ministro Tommaso Padoa-Schioppa le considerava “bellissime”.

In Italia la questione fiscale è diventata però un argomento della destra: i “liberali” volevano meno tasse, per liberare la crescita (o meglio, volevano che le tasse le pagassero solo gli altri), la sinistra reagiva invocando patrimoniali e balzelli riparatori. Questo schema ha creato disastri.

Adesso che la destra è al potere, piega il sistema tributario in una direzione perversa, che istituisce la più profonda iniquità e distorce l’economia in una direzione che penalizza la crescita stessa.

Basta guardare la legge di Bilancio. Le misure su pagamenti elettronici e contanti favoriscono le imprese che fanno nero a danno di quelle oneste, dunque premiano le peggiori; la flat tax sugli autonomi fino a 85.000 euro penalizza le imprese che offrono lavoro stabile, spinge alla precarizzazione e al contempo scoraggia la crescita dei fatturati (o incentiva a fare nero sopra quella soglia).  

Lo smantellamento del reddito di cittadinanza serve a recuperare risorse per l’ennesima misura a favore dei pensionandi: si toglie a chi non ha e non riesce a trovare un lavoro per consentire ad altri di lasciarlo un po’ in anticipo. Niente aiuta i consumi come dare soldi a chi non li può risparmiare, e invece la destra li toglie.

Il centrosinistra ha talmente perso la bussola fiscale da rispondere a questo scempio soltanto con battaglie simboliche e sbagliate: il bonus psicologo che sussidia la domanda di assistenza, quando il problema è la scarsità dell’offerta; il bonus 18enni, che regala libri e altri consumi culturali anche ai figli delle famiglie benestanti che possono già permetterseli (lì stanno ormai gli elettori del Pd).

Pd e Cinque stelle hanno introiettato le narrazioni della destra anche su evasione di sopravvivenza, autonomia differenziata, difesa della rendita immobiliare dal fisco e così via.

Vincenzo Visco auspica sul nostro giornale la nascita di un Movimento per il fisco giusto: ecco, mai come in questo momento il Pd potrebbe ridarsi un senso interpretando questo auspicio. Ora che finalmente è all’opposizione e non ha compromessi da difendere, potrebbe aggregare le diverse anime intorno alla promessa di una rivoluzione fiscale che cancelli tutti i bonus e le distorsioni di un sistema tributario piegato alle esigenze di lobby, rendite e criminali.

Una rivoluzione fiscale di sinistra di questo tipo riuscirebbe a tenere insieme la promessa di maggiore crescita e di maggiore equità, cioè i due slogan che animano le fazioni del Pd ma che restano in attesa di essere riempiti di contenuto.  

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