Finalmente è giunto in Parlamento il testo bollinato della legge di bilancio. Sono 174 articoli in buona parte da decifrare, nei quali come è sempre accaduto, si nascondono mille insidie (per svista o per volontà di chi ha materialmente scritto le norme). Si può dire con certezza che oggi non vi sia una persona che conosca, in senso sostanziale, il contenuto e le implicazioni di tutti gli articoli. Contenuto che va ben oltre i temi – pensioni, flat tax, reddito di cittadinanza, ecc. - su cui si è concentrato il dibattito nei media.

Negli ultimi anni i tempi per la presentazione si sono sempre più dilatati e corrispondentemente si sono compressi quelli a disposizione del Parlamento. Nonostante la legge stabilisca il limite del 15 ottobre per l’approvazione da parte del governo del disegno di legge e la trasmissione alla Commissione europea del documento gemello (il Documento programmatico di bilancio). 

Di fatto la prassi ormai consolidata da qualche anno è l’invio alla Commissione di un documento incompleto e la presentazione in Parlamento nella prima metà di novembre.

Quest’anno, il Parlamento inizierà l’esame, nella migliore delle ipotesi, la prossima settimana e avrà poco più di venti giorni per discutere, emendare ed approvare il tutto. In teoria con due letture, prima della Camera e poi del Senato. E’ chiaro che ancor più che negli scorsi anni sarà un esame sommario e caotico.

Ciò costituisce un grave vulnus alla nozione stessa di esercizio della rappresentanza, per il quale l’esame del bilancio è un momento fondamentale.

La soluzione di buon senso è il ricorso all’esercizio provvisorio per un mese. Approvare la legge di bilancio entro il 31 gennaio, stralciando e inserendo in un decreto legge da approvare subito i dieci articoli che riguardano le misure in materia di energia.

Non si ricorre all’esercizio provvisorio dal 1988.  Prima era una cattiva abitudine farlo. Quest’anno è ampiamente giustificato dalla semplice constatazione che per la prima volta nella storia della Repubblica le elezioni politiche si sono svolte in autunno.

Non tener conto di questo aspetto oggi apre la strada domani a mantenere la compressione del tempo a disposizione del Parlamento. Così è avvenuto negli ultimi anni. Un ritardo per un qualche motivo eccezionale in un anno è divenuto precedente e prassi per l’anno successivo. 

Contro questa ipotesi potrebbero andare considerazioni opposte di maggioranza e opposizione. Per i primi una discussione compressa nei tempi potrebbe essere vista come vantaggiosa in quanto limiterebbe i rischi di incidenti di percorso.

I secondi al contrario potrebbero contare sul fatto che una procedura convulsa, nella scrittura e nell’esame del testo, metta in difficoltà il governo. Entrambe sottovaluterebbero i danni, certi, a quello che è un bene comune: un processo di bilancio ordinato tra governo e parlamento e, in ultima analisi, la dignità del parlamento che si vede sottratto il proprio ruolo sostanziale.

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