A tre mesi dalla grande conferenza sul clima di Glasgow, il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici, l’Ipcc, ha pubblicato il 9 agosto il suo più comprensivo e aggiornato rapporto sul riscaldamento globale.

Tale lavoro rappresenta la prima parte della sesta grande valutazione dello stato del clima effettuata dall’Ipcc tra il 1990 e oggi. Nella sua precedente valutazione del 2013, l'Ipcc aveva concluso che gli esseri umani rappresentano la causa dominante del riscaldamento globale a partire dagli anni 50 del secolo scorso. Tali risultati hanno rappresentato uno stimolo importantissimo per i negoziati che hanno poi portato all'accordo di Parigi del 2015.

Il clima peggiora

Il nuovo rapporto, scritto da 200 scienziati che hanno rigorosamente valutato più di 14.000 articoli scientifici sul cambiamento climatico e approvato dai rappresentanti governativi di 195 paesi, lascia pochi dubbi sul fatto che lo stato del clima stia rapidamente peggiorando e che tale peggioramento è destinato ad accelerare se i governi non prenderanno drastici provvedimenti.

Gli scienziati sono concordi nel ritenere che l'attività umana stia cambiando il clima della Terra in un modo senza precedenti in migliaia o centinaia di migliaia di anni. Alcuni di questi cambiamenti sono ora divenuti inevitabili e irreversibili.

Le emissioni di gas serra inequivocabilmente causate dalle attività umane – ed in particolare dalla combustione di carbone, petrolio e gas naturale – hanno già spinto la temperatura media globale ad un livello di 1,1°C superiore ai livelli pre-industriali.

In questo contesto, gli scienziati si attendono che il mondo raggiunga temporaneamente un livello di surriscaldamento di 1,5°C già entro il 2040, anche in uno scenario ottimistico sul fronte dell’azione globale per il clima, portando ad un aumento di quegli eventi meteorologici estremi che ormai già caratterizzano il nostro tempo.

Se il mondo non dovesse poi rafforzare la propria azione per il clima ma dovesse continuare con le politiche attuali, l'aumento potrebbe essere di 2,0°C entro il 2060 e di 2,7°C entro la fine del secolo.

La situazione potrebbe anche peggiorare, qualora il riscaldamento globale inneschi cicli di feedback capaci di rilasciare ancora più emissioni di carbonio che riscaldano il clima - come lo scioglimento del permafrost artico o il deperimento delle foreste globali. Sotto questi scenari ad alte emissioni, la Terra potrebbe raggiungere temperature di 4,4°C al di sopra della media preindustriale entro il 2081-2100.

Verso la catastrofe

Per essere chiari, stiamo parlando di livelli di riscaldamento del tutto catastrofici per il pianeta. È, infatti, qui importante ricordare che gli scienziati hanno ormai da tempo avvertito che un aumento della temperatura globale di oltre 1,5°C sopra la media preindustriale potrebbe innescare un cambiamento climatico incontrollabile, con impatti catastrofici anche sul fronte di una più forte intensità e frequenza di eventi metereologici estremi.

Il rapporto dell’IPCC afferma chiaramente che solo una drastica riduzione delle emissioni di gas serra nel corso di questo decennio può impedire un tale collasso del clima, con ogni frazione di grado di ulteriore riscaldamento capace di aggravarne gli impatti.

In breve, il rapporto ci indica in modo inequivocabile che abbiamo già cambiato il nostro pianeta, e con alcuni di questi cambiamenti dovremo convivere per secoli e millenni a venire. La domanda che ora dobbiamo porci è quanti altri cambiamenti irreversibili possiamo e vogliamo evitare. Abbiamo ancora la possibilità di compiere delle scelte per limitare i danni passati e porre – sia con azioni di mitigazione del cambiamento climatico, sia con azioni di adattamento ad esso – il pianeta sulla strada di un futuro sostenibile. Ma dobbiamo fare presto.

La scienza

La voce della scienza è chiara: senza riduzioni immediate, rapide e su larga scala delle emissioni di gas serra, il pianeta non sarà in grado di centrare gli obiettivi dell'accordo di Parigi – e, dunque, non sarà in grado di limitare i devastanti impatti del cambiamento climatico. Questo in definitiva è il messaggio più importante che il rapporto Ipcc manda ai leader mondiali in vista della COP26: i prossimi dieci anni rappresentano il momento chiave per la svolta sul clima. Le decisioni prese a Glasgow, volte a configurare le azioni globali per il clima sino al 2030, potranno determinare il successo o il fallimento dell’umanità nel gestire la crisi climatica. Il tempo di agire è ora. Domani, sarà troppo tardi.

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