- Non è la prima volta che il dramma della malattia viene interpretato dai media con lo scatenamento del vocabolario bellico.
- Fin da quando, nel 2019, aveva annunciato la scoperta di una grave forma di leucemia, intorno a lui si era prontamente levata, come un’assordante litania motivazionale, la retorica della lotta e del combattente.
- È, chiaramente, tutto sbagliato. La malattia non è una lotta, che se ci metti la grinta magari riesci a sfangarla.
Cito a caso: «Ciao guerriero», «Il destino è stato più forte di lui», «Il guerriero dal cuore grande», «Un combattente», «La lotta di un gigante», «Una vita da guerriero». Sono solo alcuni dei commenti dopo la prematura scomparsa di Siniša Mihajlović, ex-calciatore e allenatore di serie A. Non è la prima volta che il dramma della malattia viene interpretato dai media con lo scatenamento del vocabolario bellico. Mihajlović ne è stato, suo malgrado – complice il carattere burbero e le caratteri



