A distanza di giorni ripenso ancora al discorso pubblico che l’ ex senatrice della Lega ed ex vice sindaco di Lampedusa Angela Maraventano ha tenuto a Catania sabato scorso: «…La nostra mafia che ormai non ha più quella sensibilità e quel coraggio che aveva prima. Dove sono? Non esiste più. Perché noi la stiamo completamente eliminando... perché nessuno ha più il coraggio di difendere il proprio territorio».

Ed è da giorni che ripenso alla sua precisazione, dopo il clamore suscitato: “È stata una frase infelice dettata dalla rabbia…  per vecchia mafia intendevo la difesa del proprio territorio, nel senso del coraggio che potevano avere i nostri. Non mi riferivo alla mafia brutta, quella che ha ucciso i nostri uomini valorosi» e ancora «in questo vuoto si sono inserite le mafie degli altri, a cominciare dai tunisini».

Dall’alto dei miei 48 anni da siciliano io so che quella dell’ex senatrice della Lega non è stata una frase infelice, ma sentita. Infatti non è l’unica a rimpiangere la vecchia mafia sull’isola, facendo una inesistente, e storicamente falsa, distinzione tra quella buona e quella cattiva. Il pizzo non lo hanno mai chiesto dando colpi di rose ai commercianti. Non si può ottenere il controllo del territorio senza violenza, questo lo capirebbe anche un cretino. Quindi, esattamente, qual è la mafia buona
Io non mi stupisco, dunque, che si possa avere un pensiero simile, ma che si abbia avuto il coraggio di comunicarlo così pubblicamente, urlarlo in una piazza. 

Persone di questo genere di solito si limitano a tenere per sé questi pensieri, esternandoli solamente nella loro sfera privata. Io sono certo che non sia stata una frase infelice. Sono così certo che davanti ad una persona che ha ricoperto cariche politiche e che arriva a dire, addolorata, una frase come «Perché noi la stiamo completamente eliminando (la mafia)», mi chiedo: ma la «mafia bella» ha mai bussato alla sua porta da vice sindaco di Lampedusa?

Sapete com’è, quando devi controllare il territorio bussare agli amministratori locali è d’obbligo. E se è successo, lei  come si è comportata? Che atteggiamento ha assunto? E quando era senatrice?

Nel dubbio, non sarebbe il caso che l’autorità giudiziaria, la stessa “colpevole” di stare eliminando completamente la mafia, indaghi e controlli tutti gli atti firmati da lei in passato?

Del resto un minimo indizio lo ha pure dato indossando la maglietta “processate anche me”. Spesso sento, tra i ragazzi siciliani, questa domanda:  «Ha avuto un senso la morte di Giovanni Falcone?».

Dopo anni in cui non riuscivo a trovare una risposta credibile, alla fine ho capito qual è quella giusta: «Dipende da noi!». Sabato scorso, nella piazza a Catania, con quel discorso, Giovanni Falcone è decisamente morto inutilmente.

La sua morte non ha avuto alcun senso. Né la sua, né la morte di tutti quelli uccisi dalla mafia. Perché il vero problema della Sicilia, non è la mafia. Alla fine quella la conosciamo bene, ormai sappiamo anche prevedere le loro azioni. Il problema della Sicilia sono le persone come la signora Maraventano che rimpiangono la mafia, in una sorta di «anche la mafia ha fatto cose buone».

E tirano in ballo le mafie africane che hanno preso il comando, come se non si sapesse che la mafia africana esiste e “lavora” in Sicilia solo perché lo permette quella locale. Evidentemente la mafia siciliana crede nell’integrazione più della Lega. Da oggi abbiamo a che fare con una interpretazione sovranista dell’antimafia: prima la mafia italiana!

Io non ho paura dei mafiosi siciliani, io ho paura dei siciliani come Angela Maraventano.

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