«La crescita della spesa in armamenti, innescata nel mondo dall’aggressione della Russia all’Ucraina – che costringe anche noi a provvedere alla nostra difesa – ha toccato quest’anno la cifra record di 2.443 miliardi di dollari. Otto volte di più di quanto stanziato alla recente Cop29, a Baku, per contrastare il cambiamento climatico, esigenza, questa, vitale per l’umanità. Una sconfortante sproporzione».

Queste le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo messaggio di fine d’anno agli italiani. In altre parole, la spesa per distruggere l’umanità supera di otto volte quella immaginata (e non realizzata) per salvare il pianeta dove noi viviamo!

Di fronte a questa evidenza, lo sforzo delle nazioni dovrebbe essere quello di frenare la corsa agli armamenti e aumentare quella per la salvaguardia del pianeta. Invece, non solo abbiamo aumentato la spesa per armamenti nel corso degli ultimi anni, ma ci accingiamo a considerare come ineludibili ulteriori consistenti aumenti.

Una difesa efficiente

Nessuno sembra mettere in dubbio che i paesi della Nato, ossia quelli dove maggiore è la spesa per armamenti, debbano fare uno sforzo ulteriore. Addirittura, si arriva a ritenere possibile un aumento della spesa militare fino al 5 per cento del Pil per i paesi europei che già sono attorno al 2 per cento, ossia a più che raddoppiare la spesa per armi.

Nessuno nega, purtroppo, che ci siano reali minacce da parte di paesi autoritari dove l’assenza di democrazia rende impossibile alla popolazione di rifiutare il ricorso alla guerra e di spingere per soluzioni diplomatiche. L’aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina ne è purtroppo l’esempio più vicino a noi.

Questo impone ai nostri paesi di mantenere una difesa efficiente, ma non implica una corsa agli armamenti nell’illusoria pretesa che solo la deterrenza possa evitare una guerra. Al contrario, un eccesso di armamenti in una parte del globo genera una corsa al riarmo forsennato anche all’altra parte, con le consuete prove di forza reciproche che finiscono per aumentare sensibilmente il rischio di un confronto bellico.

L’Unione europea è già ben armata: manca di un’integrazione degli eserciti e di una armonizzazione dei sistemi di armamento e di difesa, che potrebbe avvenire senza eccessive spese se si realizzasse veramente una difesa comune. Non c’è alcun bisogno di imporre percentuali di Pil da immolare alla difesa ed è falsa l’affermazione che nel Dopoguerra l’Europa abbia goduto gratis della protezione americana.

Non è stata affatto gratis, posto che abbiamo rinunciato di fatto alla nostra sovranità, affidando agli Usa ogni reale decisione in campo militare che abbiamo accettato senza troppe reazioni. L’unica è stata la Francia di De Gaulle che uscì dalla Nato nel 1966 proprio per non dover pagare il prezzo della perdita di sovranità in questo campo e che è rientrata successivamente nel 2009 pur mantenendo alcune prerogative come potenza nucleare.

L’inutilità della guerra

Una Nato che implicasse una spesa per la difesa europea ben maggiore dell’attuale, come sembra preconizzi il prossimo presidente degli Usa, Donald Trump, dovrebbe essere una Nato a trazione europea, dove gli Usa dovrebbero accettare obiettivi e modalità del Vecchio Continente.

Poiché è molto improbabile che una simile ipotesi possa essere accettata dagli Usa, allora è anche da rifiutare un’ipotesi di allineare la spesa per armamenti in Europa ai desiderata degli Usa. In realtà, la via da seguire non può essere quella della corsa al riarmo generalizzato, ma deve essere la ripresa del dialogo per un disarmo progressivo e controllato così come si era riusciti a realizzare alla fine della Guerra fredda.

Anche allora gli accordi furono preceduti da momenti di forte tensione, ma le diplomazie riuscirono a trovare la strada per contenere gli armamenti perché i governi si resero conto che i propri cittadini avevano ben altri bisogni e che le guerre non portavano mai a risultati positivi.

Anche la guerra in Ucraina, che speriamo termini al più presto, sta dimostrando chiaramente la sua atroce inutilità anche per lo stato aggressore, posto che la Russia, dopo tre anni di guerra e di vistose perdite umane, malgrado la sua potenza militare e i suoi 144 milioni di abitanti è di fatto incapace di sconfiggere uno stato relativamente povero come l’Ucraina con soli 37 milioni di abitanti, al punto che è costretta a ricorrere a soldati mercenari di altri paesi (Corea del Nord) e a galeotti per trovare persone disposte (o costrette) a combattere.

In queste condizioni, non sarà il riarmo dell’Europa e di altri paesi a garantire la pace, ma la via diplomatica che può avere molte possibilità di successo se veramente c’è la volontà politica di porre fine alla guerra e di avviare un’era di disarmo multilaterale, per riprendere la strada della salvaguardia del pianeta e dell’umanità: una strada che richiede effettivamente molte risorse, ma che porta alla salvezza dell’umanità e non alla sua distruzione.

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