Per Jean Monnet, l'Europa non risulterà da un disegno unitario, ma dalle soluzioni alle sue crisi. La guerra di Putin è così grave da poter sgretolare la Ue, che è due cose: una comunità politica coesa garantita dall'accordo fra Popolari e Socialisti, ed un'unione economico-monetaria centrata sul mercato unico e sulla Bce, fino a poco fa sola istituzione autenticamente europea.

Sotto l'ombrello militare Usa, tale assetto ha dato alle istituzioni europee fin qui succedutesi oltre 60 anni di pace, sospendendo la legge marziale della politica, per cui il più forte ha ragione.

Putin ha distrutto il cristallo che proteggeva questo Eden e ne faceva una calamita irresistibile; più che allontanare dalla Ue l'Ucraina, vuole sottrarre ai russi la vista di questo pericoloso modello civile.

La Ue vuole la pace ma non può premiare l'aggressore, né ottenerla da sola. Gigante economico, è un vaso di coccio militare; Putin finisce per legarci ancor più agli Stati Uniti.

La politica estera e di difesa Ue è necessaria, ma costruirla sarà impossibile se i Popolari europei, come vorrebbe il capogruppo Manfred Weber, lasciano i Socialisti per sposare i Conservatori di Giorgia Meloni.

Tale nuova maggioranza muterebbe rotta; tramonterebbe la difesa Ue, aumenterebbero le forze nazionali, viste magari come ancelle degli Usa domani, chissà, trumpiani.

Crollerebbe uno dei due pilastri della Ue ma rischia anche l'unione economico-monetaria sotto i colpi di 15 anni di crisi, dai debiti sovrani al Covid, alla guerra, alle tensioni Usa-Cina.

Ora va riscritto il Patto di Stabilità e Crescita, che al solito contrappone falchi e colombe; gli Usa, ex bastioni del libero mercato, virano sul protezionismo spendendo miliardi a centinaia, per essere autonomi dalla Cina e attrarre imprese estere.

Washington paga il grosso delle spese belliche, ma i costi indiretti pesano ben più sulla Ue sfiorata dal conflitto, dove l'energia è molto più cara che negli Usa e le sanzioni alla Russia più pesano.

Spiazzata, la Ue vuol rilassare le norme sugli aiuti di stato per evitare una fuga delle sue imprese verso gli Usa.

Chi ha più spazi di bilancio più potrebbe allora spendere; i maggiori aiuti dei paesi ricchi farebbero del mercato unico una finzione.

Tutte assieme tali crisi possono demolire la Ue; servirebbero leader da tempi duri e straordinari, ma non si vede né la voglia, né la capacità di tener assieme i pilastri della Ue, tanto meno di imporsi agli stati membri.

Bruxelles minuetta come sempre, a Francoforte la Bce ondeggia in mani tremebonde. Per quanto detto, il destino della Ue dipende molto anche da Roma, e non solo dal governo.

Di ciò, non delle primarie, speriamo che parli chi si candida a guidare il solo partito col senso dell’interesse generale, il Pd. 

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