Lo scorso 5 agosto sono state pubblicate le “Indicazioni strategiche ad interim per preparedness e readiness ai fini di mitigazione delle infezioni da SARS-CoV-2 in ambito scolastico (anno scolastico 2022 -2023)”. Gli anglicismi stanno a significare che si è voluto predisporre un sistema che consenta di essere preparati per poter attivare gli interventi previsti, ove necessari.

Le indicazioni riguardano le scuole del primo e del secondo ciclo di istruzione - successivamente verranno considerate le scuole dell'infanzia – e sono state elaborate dall’Istituto superiore di sanità (Iss), con i ministeri della Salute e dell’Istruzione e la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.

Le indicazioni dell’Iss

Il documento parte dal presupposto che, siccome non è possibile prevedere l’evoluzione della situazione epidemiologica, è necessario farsi trovare pronti «a un eventuale aumento della circolazione virale o alla comparsa di nuove varianti in grado di determinare un aumento di forme gravi di malattia, in assenza di vaccini che possano mitigarne l’impatto».

Si raccomandano, da un lato, «misure non farmacologiche di prevenzione di base» per l’inizio dell’anno scolastico, tenuto conto dell’attuale quadro sanitario; dall’altro lato, «ulteriori misure che potranno essere progressivamente implementate sulla base di eventuali esigenze di sanità pubblica di contenimento della circolazione virale su indicazione delle autorità sanitarie».

Con riferimento alle prime, si dice che «gli studenti con sintomi respiratori di lieve entità ed in buone condizioni generali che non presentano febbre, frequentano in presenza», con l’utilizzo di mascherine chirurgiche/FFP2.

Ciò in quanto, «soprattutto nei bambini, la sola rinorrea (raffreddore) è condizione frequente e non può essere sempre motivo in sé di non frequenza o allontanamento dalla scuola». L’uso di dispositivi di protezione respiratoria FFP2 è, invece, sempre previsto per gli alunni e per il personale scolastico «a rischio di sviluppare forme severe di Covid-19». Con riguardo ai dipendenti scolastici, va rilevato che il 31 luglio scorso è venuta meno la “sorveglianza sanitaria eccezionale” dei lavoratori “fragili” (persone con immunodeficienze da malattie croniche, da patologie oncologiche con immunodepressione ecc.).

Tale sorveglianza prevedeva la verifica della condizione di fragilità da parte del medico competente, con l’eventuale indicazione di soluzioni più cautelative per la salute a fronte del rischio da SARS-CoV-2.

Per la gestione di casi Covid-19 sospetti, si forniscono le medesime indicazioni previste per l’anno scolastico precedente, con la previsione di un’area di isolamento per chi presenti sintomi di infezione e altri adempimenti, come la sanificazione straordinaria, in presenza di uno o più casi confermati.

Nel caso in cui la situazione epidemiologica dovesse peggiorare, il documento dell’Iss prevede misure ulteriori: tra le altre, distanziamento di un metro, ove possibile, precauzioni nei momenti a rischio di aggregazione, utilizzo di mascherine per tutti, studenti e personale scolastico, consumo delle merende al banco. Insomma, le misure che connotano la gestione scolastica da quando è apparso il SARS-CoV-2. Ma nel documento non si chiarisce in base a quali criteri andrà valutato il peggioramento della situazione, che determinerà l’attivazione di tali misure.

Le Linee guida sul ricambio di aria

L’Iss raccomanda pure che sia garantito un frequente ricambio d’aria, senza ulteriori specificazioni. Evidentemente, basta aprire le finestre, e così ridurre la trasmissione del virus. Sembrerebbe uno scherzo, dopo circa due anni e mezzo di esperienza da Covid-19, che forse è stata vana.

E invece lo “scherzo” è confermato dal Dpcm con cui sono state adottate le “Linee guida sulle specifiche tecniche in merito all'adozione di dispositivi mobili di purificazione e impianti fissi di aerazione e agli standard minimi di qualità dell'aria negli ambienti scolastici e in quelli confinati degli stessi edifici”, pubblicate in Gazzetta Ufficiale lo scorso 3 agosto.

Le Linee guida – giunte circa 4 mesi e mezzo dopo la scadenza prevista dalla legge (d.l. n. 221/2021) - ribadiscono quanto noto da tempo: «per migliorare la gestione degli ambienti scolatici e contenere i possibili rischi per la salute è importante garantire una buona qualità dell’aria». Ma non servono necessariamente «dispositivi di sanificazione, purificazione/ventilazione».

«È possibile, ad esempio, che la semplice ventilazione delle aule attraverso l’apertura delle finestre possa migliorare sensibilmente la qualità dell’aria, favorendo la diluizione e la riduzione (…) di virus e batteri rilasciati dagli occupanti».

Quindi – si legge ancora nelle Linee guida – l’utilizzo di tali dispositivi di aerazione va considerato solo ove si dimostri «che la qualità dell’aria non sia adeguata». In altre parole, se le finestre aperte riescono a garantire sufficiente areazione, non serve altro. Siamo al terzo anno scolastico dall’inizio della pandemia, gli esperti hanno rilevato la necessità di impianti di ventilazione meccanica per garantire la salute di chi sta a scuola, e non solo, ma si resta sempre allo stesso punto: ventilare quanto basta attraverso le finestre aperte. Con la differenza che adesso ciò è sancito con Dpcm.

Se un dirigente scolastico volesse comunque istallare dispositivi di ventilazione, secondo le Linee guida dovrebbe richiedere alle Autorità competenti (Dipartimenti di prevenzione delle Asl e Arpa) di «effettuare le attività preliminari di monitoraggio della qualità dell’aria e di individuazione delle soluzioni più efficaci da adottare». E poi, in base agli esiti di tale attività, dovrebbe interpellare l’ente proprietario dell’edificio affinché si attivi «per porre in essere gli interventi necessari, secondo quanto previsto dalla normativa vigente». È difficile che una procedura disposta un mese prima dell’inizio della scuola possa garantire in tempo utile l’istallazione degli impianti di aerazione. Ancora una volta, per il terzo anno consecutivo, si è in ritardo.

Soprattutto, per la scuola si è fatto e si continua a fare poco. Basti confrontare la differenza di trattamento tra gli studenti e i deputati. Come si legge nel resoconto della discussione sul conto consuntivo per il 2021 e sul progetto di bilancio 2022 della Camera, presso quest’ultima «sono stati attivati circuiti separati tra immissione dell'aria primaria ed estrazione dell'aria senza alcun ricircolo della stessa, in modo da impiegare esclusivamente aria tratta dall'esterno».

E, «a partire dall'anno in corso è stato approvato un programma straordinario di realizzazione di nuovi impianti di immissione dell'aria primaria (…), al quale è stato destinato, nel bilancio 2022, un finanziamento di oltre un milione di euro».

Insomma, la salute degli studenti pare meno importante di quella parlamentari. Forse alla Camera non bastavano le finestre aperte per cambiare l’aria? Oppure i fondi, e la volontà di intervenire, si sono trovati solo per la Camera, e non per le scuole?

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