Per le sorprese che ci regala, Palermo è sempre fantastica. E' una città che non conosce confini, che mischia e si mischia, confonde, è così fenomenale che può permettersi tutto. Anche un sindaco voluto da due condannati per reati di mafia che si presenta fra le bandiere di Libera, l'associazione di don Luigi Ciotti.

Che l'antimafia avesse tanti problemi di identità lo scriviamo da quasi una decina di anni, ma che arrivasse al punto di avere come ospite alla sua assemblea il radiologo che è diventato primo cittadino con l'endorsement di Marcello Dell'Utri e di Totò Cuffaro, non l'avevamo proprio messo in conto.
E' comunque il segno dei tempi. Dopo la bella foto con Roberto Lagalla in posa con la signora Maria Falcone, sorella del giudice ucciso a Capaci, ecco i sempre più disorientati “ragazzi“ di Luigi Ciotti che ascoltano rapiti il sindaco che proprone loro una sorta di accordo per "monitorare i fondi del Pnrr”. Un'altra foto che certifica la confusione che regna in un mondo che sta suicidandosi.
L'occasione dello spericolato incontro fra Libera e Lagalla è stata la vigilia di preparazione del 21 marzo, giornata della memoria delle vittime di mafia, celebrata nella sala di un albergo rigorosamente - ovvio - confiscato a Cosa Nostra con presenti i responsabili dei presidi siciliani di Libera.

Poi è arrivato il sindaco di Palermo che, furbescamente e tempestivamente, ha postato il suo intervento sul profilo Facebook. Immortalato l'evento. Complimenti a tutti, a Lagalla e a Libera.

All'assemblea si è parlato proprio dei controlli sui finanziamenti del Pnrr, materia che un mese fa aveva già trascinato in un pasticcio il sindaco con un'altra foto ancora. Quella con un generale e un colonnello della guardia di finanza insieme al professore Angelo Cuva, docente universitario amico del governatore della Sicilia Renato Schifani e tutti e due imputati come "talpe” al processo di Caltanissetta contro l'ex vicepresidente di Confindustria Calogero Antonio Montante.
Ma, al di là dell'argometo trattato, cosa spinge un'associazione come Libera a ritrovarsi in compagnia di un uomo politico che non ha mai - nemmeno per sbaglio - rifiutato l'appoggio di Dell'Utri e Cuffaro?
Appena qualche giorno giorno fa Luigi Ciotti, presentando la giornata del 21 marzo che quest'anno avrà come palcoscenico Milano, ha detto che «a fare la differenza oggi in Italia è l'indifferrenza». Appunto. E ha aggiunto poi «che bisogna trasformare la memoria del passato in un'etica del presente». Appunto.

Dentro Libera c'è sempre più distanza fra le parole di don Ciotti e le azioni della sua associazione nei territori. E' come se Libera avesse smarrito la strada che aveva meravigliosamente intrapreso alla sua fondazione, sempre timorosa, prudente, equilibrista, filo governativa e preoccupata più a mantenere sé stessa che a proiettarsi coraggiosamente all'esterno.

Qualche avvisaglia si era notata già sul "caso Montante”, con Luigi Ciotti che si era persino sbilanciato («Spero che Antonello possa dimostrare la verità») a favore dell'imprenditore che "era nel cuore” di un boss mafioso. Forse mal consigliato, forse così sicuro di sé da non accorgersi di ciò che stava accadendo intorno agli ambienti dell'antimafia.

Finita la stagione della mafia che spara, l'associazione non è stata capace di leggere ed interpretare la realtà criminale. E, a quanto pare, nemmeno a scegliersi gli ospiti giusti alle sue manifestazioni.

Al contrario, il sindaco La Galla non sbaglia una mossa per rifarsi il vestito che gli hanno messo addosso Dell'Utri e Cuffaro.

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