- La “politica del consumo” sembra essere diventata il riflesso naturale della “società del consumo” e anche la sinistra sembra esservisi adeguata.
- Elly Schlein ha avuto il merito di aver interpretato le aspirazioni allargate degli elettori-consumatori che volevano genericamente “qualcosa di sinistra”.
- Ma ora, dopo avere smosso l’interesse con la “politica del consumo”, serve trasformare gli elettori-consumatori in elettori-partecipatori, coinvolgendoli nella visione più grande di una comunità e distinguendo così il partito da quei movimenti che finiscono fuori mercato appena sbagliano un prodotto.
«La politica dovrebbe essere l’arte di trovare ciò che è possibile fare insieme, non la scelta tra giusto e sbagliato», scriveva Sartre. Siamo andati ben oltre: ormai tendiamo ad accordare il nostro consenso ad un’offerta politica non in base a valori etici, ma come se questa fosse un prodotto sugli scaffali. Ne proviamo una e, se non ci piace, cambieremo marca alle prossime elezioni. Senza troppi rimpianti. Non è qualcosa di cui scandalizzarsi: la “politica del consumo” è il riflesso natura



