Le cronache degli ultimi giorni dipingono uno scenario sorprendente. Alla faccia delle professioni di trasparenza, per sapere con chi parlano i ministri, e di che cosa, e come realmente esercitano il loro potere, serve un magistrato che li interroghi.

Un anno fa, il 24 ottobre 2019, la procura della Repubblica di Genova intercetta l'ex amministratore delegato di Atlantia Giovanni Castellucci: «Il ministro mi ha chiesto di vedermi stasera, mi ha chiesto di dargli una mano su Alitalia».

L'intercettazione diventa pubblica l'11 novembre scorso con l'ordinanza di custodia cautelare per lo stesso Castellucci. «Il ministro» può essere Paola De Micheli (Pd, Infrastrutture) oppure Stefano Patuanelli (M5S, Sviluppo Economico). La prima nega. Allora Patuanelli ammette: «Sì, abbiamo parlato di Alitalia perché Atlantia era parte della cordata che doveva rilevare Alitalia»

Castellucci era stato allontanato da Atlantia il 17 settembre 2019, più di un mese prima dell'incontro. Ma non è finita. Giovedì scorso, il 3 dicembre, il tribunale del riesame di Genova ordina la liberazione di Castellucci e nel provvedimento si legge: «Effettivamente il ministro Patuanelli il 12/11/2020 confermava di avere reiteratamente incontrato Castellucci da settembre a dicembre 2019, che gli aveva prospettato un coinvolgimento di Atlantia nell'acquisto di Alitalia e si era personalmente proposto come presidente».

Quindi il 12 novembre escono i giornali con la notizia che Castellucci vedeva «il ministro» e lo stesso giorno i magistrati interrogano Patuanelli. Il quale dice di aver incontrato il manager «reiteratamente». Ma a quanto pare non gli viene obiettato che a metà novembre (Castellucci era già fuori da due mesi) Atlantia si era chiamata fuori dal salvataggio Alitalia. Solo che i magistrati possono fare domande a un ministro e l'opinione pubblica no perché i trasparenti si offendono. Di che parlassero i due non lo sapremo mai: mentire a un magistrato è un reato ma la reticenza con gli elettori per questi politici è una prova di destrezza.

Il caso Suarez

Se giovedì abbiamo misurato la trasparenza di Patuanelli, venerdì è toccato a De Micheli. Il suo concittadino di Piacenza e amico d'infanzia Fabio Paratici, direttore sportivo della Juventus, è indagato dalla procura di Perugia per aver mentito ai magistrati. Interrogato, ha negato di aver cercato appoggi istituzionali per "velocizzare la pratica ministeriale di riconoscimento della cittadinanza italiana" per l'attaccante uruguaiano Luis Suarez, con tanto di esame d'italiano addomesticato, una scena da film di Alberto Sordi per la quale sono indagati con pesanti accuse i vertici dell'Università per gli stranieri di Perugia.

Agli inquirenti risulta invece che De Micheli l'abbia istituzionalmente appoggiato. E come lo sanno? Perché l'hanno interrogata. Solo quando è uscita la notizia lei ha spiegato al popolo che Paratici l'ha contattata «per avere informazioni su come completare la pratica per il riconoscimento della cittadinanza italiana» di Suarez. Informazioni?

Se Paratici avesse digitato su Google «come avere la cittadinanza italiana» avrebbe avuto a disposizione oltre 19 milioni di documenti da consultare. Invece chiama un'amica d'infanzia, non una a caso ma la ministra, che però ne sa meno di Google e quindi si arrangia: «Non avendo conoscenza della procedura specifica, ho chiamato il capo di gabinetto del ministero dell'Interno, Bruno Frattasi, per anticipargli che sarebbe stato contattato da un dirigente della Juve che aveva bisogno di avere informazioni».

Frattasi forse ha cose più urgenti da fare e gira la pratica al capo del Dipartimento per l'immigrazione Michele Di Bari, che la gira al capo del suo staff Antonella Di Nacci, che parla con l'avvocato della Juventus Luigi Chiappero (anche lui indagato per aver mentito ai magistrati).

Interpellato da Repubblica, Di Bari non parla di «richiesta di informazioni» ma di «segnalazione, come ne arrivano a decine ogni giorno». Decine ogni giorno, un bel traffico.

Anche in questo caso non la trasparenza dei politici ma gli interrogatori dei magistrati ci regalano questo scorcio di vita delle istituzioni. Rimane una curiosità: ma quante telefonate così si fanno ogni giorno ministri, parlamentari e alti burocrati? Funziona così lo stato?

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