Ci voleva Fiorello, ancora una volta, a ricordarci che la televisione è, o almeno per buona parte dovrebbe essere, un’intelligente spensieratezza. Con Viva Rai2, in onda tutte le mattine alle 7.15 sul secondo canale del servizio pubblico, lo show-man siciliano porta scompiglio in una fascia oraria che tradizionalmente vede l’offerta generalista contendersi l’attenzione del pubblico sul terreno dell’informazione, della rassegna stampa, del flusso di news da dare e commentare all’istante.

Fiorello gioca con questa granitica solidità del palinsesto, la scortica e la blandisce come occasione per proporre uno sguardo “laterale”, una lettura dell’attualità a modo suo, una riflessione sarcastica e puntuale sui fatti del giorno.

In un dehors volante allestito all’esterno degli studi di via Asiago a Roma, Fiorello rispolvera stili e personaggi che lo hanno accompagnato negli ultimi anni.

Fiorello quotidiano

In termini di linguaggio, il programma è una riuscita contaminazione tra alcune delle esperienze più recenti del Fiorello “quotidiano”: il quasi omonimo Viva Radio2 di inizio anni Duemila, che aveva esaltato le sue doti di imitatore e di inesauribile confezionatore di gag, Edicola Fiore con cui aveva occupato l’inedita fascia mattutina su Sky Uno, lo stesso Viva RaiPlay, operazione di alfabetizzazione circa le potenzialità dello streaming e del catalogo digitale del servizio pubblico.

Approdando sulla tv generalista mattutina, il conduttore porta a compimento una trasformazione artistica, contaminando e condensando in uno spazio nuovo le esperienze della radio, della televisione, del digitale, di un’idea dell’intrattenimento vasta e trasversale.

Nel suo peregrinare sperimentale, Fiorello individua non a caso nello smartphone l’oggetto chiave di Viva Rai2, lo strumento di un rinnovato rapporto con il piccolo schermo, il passe-partout che apre le porte di un racconto diverso dell’immediatezza.

Lo smartphone come elemento iconico del programma, funzionale a ogni intuizione comunicativa del conduttore e della sua “banda”; Fiorello lo usa per telefonare, per mandare vocali, per zoomare sui titoli dei quotidiani, per cercare e inviare informazioni.

In un one-man show della convergenza, Fiorello aggrega e separa, come ha sempre fatto. La sua luce illumina il resto della truppa, che però poi sembra sempre finire in un cono d’ombra, come repressa dalla sua travolgente vivacità.

In lui si connettono stampa, tv e social network, da lui transitano ospiti del mainstream e scoperte della rete, su di lui si depositano le aspettative e le speranze di rivitalizzazione di una rete in profonda crisi d’identità e di ascolti.

Si circonda di abili spalle come Fabrizio Biggio e Mauro Casciari, con Enrico Cremonesi all’accompagnamento musicale, il pensionato Ruggero Del Vecchio (già nell’esperienza di Edicola Fiore), Serena Ionta come ukulelista, Gabriele Vagnato inviato impertinente in “stile Chiambretti”.

Il risultato è un caos organizzato, un universo arboriano meno eccentrico di un “Indietro tutta!” (che pure aveva una collocazione differente), ma ugualmente esplosivo. Una tv di strada e in strada, la lettura del quotidiano come al bar, pretesto e sottofondo.

Bonus caffé

In quello che Fiorello stesso ha ribattezzato come un “bonus caffè”, troviamo il senso di una tv generalista che scandisce i tempi sociali, che suona letteralmente la sveglia di quartieri addormentati e camere da letto in penombra; una televisione che, ben lontana dall’essere relegata a reliquia, pensa bene di rivestire quell’antica funzione rituale e rassicurante di orologio puntuale, ma che sa anche prodursi in fughe in avanti, lanciandosi oltre gli ostacoli delle convenzioni ingessate di inizio giornata.

In Fiorello il tempo sembra non passare mai, trasformando il giovanilismo da azzardo a risorsa, l’esibizione fine a sé stessa a irresistibile ingaggio per la vasta e assonnata platea mattutina.

Come sempre, negli show di Fiorello ciò che fa la differenza non è mai (soltanto) il contenuto degli sketch o la stoccata che aspira a diventare meme (e anche viceversa), ma più in generale quel clima di leggerezza perenne, quello strapparti una risata spontanea e innocente quando più sei distratto e indifeso.

E vista l’ora, il concept e la concorrenza, Viva Rai2 è anche un formidabile elogio critico della televisione, dei suoi tanti vizi e delle sue meno esaltate, ma incommensurabili virtù.

E così, ecco Fiorello che diventa “Belvo”, parodiando le “Belve” di Francesca Fagnani, prendendosi gioco ora di Marracash ora di Matteo Renzi; e così, ecco che il giorno dopo la morte di Gino Landi, il programma apre con la sigla della settima edizione di “Fantastico”; ecco qua e là spuntare Amadeus e Jovanotti o il riferimento a “Boris”. Omaggi che servono a innestare ponti, a creare approdi per quella che è anche una gigantesca operazione di sfoggio e di training autogeno per una rete boccheggiante.

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