Due studi testimoniano che la comunità scientifica è pienamente consapevole dell’influenza smisurata dell’industria farmaceutica sulla stesura delle linee guida che riguardano la domanda e l’offerta in tema di salute
I costi stratosferici della medicina rendono la sanità pubblica incompatibile. L’allarme è stato lanciato da uno studio pubblicato sulla più importante rivista scientifica europea di cardiologia.
Dimostra che le malattie cardiovascolari (Mcv) in Europa, nel 2021, sono costate 281 miliardi. Il 3 per cento del Pil europeo; una volta e mezzo il budget destinato al finanziamento per agricoltura, infrastrutture e ricerca.
Ogni europeo, solo per le Mcv, spende in media 636 euro all’anno, un italiano spende 200 euro in più di uno spagnolo (per confrontare paesi simili per caratteristiche sociali). Spesa enorme, per la cura di un solo gruppo di malattie, escluse altre malattie, oncologiche e polmonari.
Settimane dopo, sul New England uno studio di consorzio dimostrava che se si attuassero piani di prevenzione e di controllo delle 5 cause principali delle Mcv, diabete, obesità, ipertensione arteriosa, dislipidemie e fumo, si otterrebbe la riduzione del 50 per cento delle malattie cardiovascolari e del 20 per cento delle morti, ed enorme riduzione dei costi economici e socio sanitari. Per la prevenzione invece, gli investimenti sono praticamente nulli.
Scegliere la strategia
Già, ma chi “governa” la domanda e l’offerta? Dove, chi e come sceglie la cura?
Questi due studi testimoniano la consapevolezza della comunità scientifica dell’influenza smisurata dell’industria della salute tutta (farmaci, attrezzature, dispositivi ecc.), sul governo della domanda e dell’offerta di salute. Influenza vieppiù consolidata, sino a conquistare i luoghi dove si scrivono il pensiero e la scienza e quindi l’egemonia del discorso scientifico. Quello che dice cosa è salute cos’è malattia, e cosa serve a quella e a questa. E se lo dice la scienza!
Nei comitati dove si scrivono le linee guida, il conflitto è risolto attraverso la dichiarazione pubblica dell’elenco delle industrie con cui il singolo ricercatore ha intessuto relazioni commerciali. Più illustre e titolato è il ricercatore più lunga è la lista delle industrie “sponsor“ Come una foglia di fico, ma funziona.
Il conflitto di interesse percola lungo tutta la rete dei servizi sanitari, società scientifiche, congressi, associazioni, accademie spontanee, forum, board e via dicendo. Tutti sostenuti con sponsorizzazioni “non vincolanti”. Nelle multinazionali più importanti operano attivamente dipartimenti dedicati alla “patient advocacy” per orientare la domanda di associazioni dei pazienti.
L’influenza delle industrie
La verifica più eclatante dell’influenza dell’industria nella pratica medica ci è offerta attualmente dall’obesità. L’Istituto Superiore di Sanità ci dice che in Italia il 9,8 per cento dei bambini di 8 anni è obeso, il 22,6 per cento degli adolescenti è in eccesso ponderale, sovrappeso+obesità, per la maggioranza al Sud. L’obesità ha radici nella povertà, nel cibo spazzatura e nelle condizioni di disagio socio culturali.
Data la disponibilità dei nuovi farmaci (di grandissimo interesse scientifico) l’indicazione è di curare l’obesità con i farmaci. Persino nei bambini.
Farmaci costosisimi per i quali Novo Nordisk è salita in borsa recentemente con un valore di mercato 421 miliardi di dollari. L’obesità, un grandissimo mercato: qui si scontrano le due medicine la medicina preventiva e la medicina terapeutica. Quest’ultima si supporta nella conformazione aziendalistica del nostro servizio sanitario, basato sulla prestazione, cioè sul singolo prodotto col suo specifico valore di mercato, certificato nel “tariffario delle prestazioni.” (Il servizio sanitario istituito nel 1978 non esiste. Abolito dopo soli 14 anni con il decreto del 1992 che istituiva le aziende sanitarie. Tema meritevole di altri approfondimenti).
La sinergia tra la “medicina terapeutica” e la sanità-azienda è alla radice di una crisi profonda della figura del medico, stretto fra “il medico prestazione” gli imperativi della medicina terapeutica, il muro della medicina difensiva e l’uso improprio dell’intelligenza artificiale. Un tradimento epistemologico. Per quanto potremo contare sul medico di pronto soccorso, pagato una miseria, sulla trincea del disagio sociale, esposto alla violenza, in condizioni di burnout?
Più soldi si, per quale Sanità?
© Riproduzione riservata