- La Cgil e la Uil proclamano lo sciopero generale contro la politica economica del governo Draghi e la Cisl le accusa di «radicalizzare lo scontro».
- Il tabù del conflitto sociale come peccato ha creato danni permanenti alla capacità del sistema di affrontare i nodi strutturali. E come sempre le schermaglie di queste settimane sono solo una metafora del conflitto, una guerra dei bottoni su partite tanto simboliche quanto insignificanti.
- La classe dirigente (tutta, Cgil compresa) sta facendo un gioco di simulazione con i soldi del Monopoli. Sullo sfondo, ovviamente, mosse, contromosse e mossette per l’unica cosa che interessa davvero, la partita del Quirinale.
La Cgil e la Uil proclamano lo sciopero generale contro la politica economica del governo Draghi e la Cisl le accusa di «radicalizzare lo scontro». C’è infatti una superstizione che da 40 anni inquina la scena, l’idea che il capitalismo possa e debba attraversare le crisi senza conflitto sociale. Come se la rabbia degli ultimi e dei penultimi non fosse un sintomo ma la malattia, diffusa da untori come il leader Cgil Maurizio Landini. La malattia invece è che ci sono, e c’erano prima del Covid,



