Da qualche anno sta emergendo un nuovo fenomeno che ha un forte impatto e una grande capacità di limitare e depotenziare il messaggio storico, civile ed educativo del genocidio degli ebrei, quello che in inglese si definisce come le Shoah distortion.

Uno degli ultimi casi a fare scalpore in Italia è quello di Enrico Montesano, che con la massima facilità si è presentato alle prove del noto programma tv “Ballando con le stelle”, con una maglietta dedicata alla Decima Mas. L’attore si è giustificato mostrando una tessera del Psi (Turati e Nenni chissà cosa ne avrebbero pensato) e un poster di Che Guevara (sic!).

I social a lui favorevoli lo hanno difeso sostenendo che la sigla può essere accostata alla locuzione in lingua latina memento audere semper (non sempre), una citazione dannunziana. Le distorsioni della Shoah ci sono sempre state anche nel passato; in precedenza sono stati proposti termini come promozione della Shoah, svalutazione della Shoah, deviazione della Shoah, inversione della Shoah, abuso della memoria della Shoah da parte degli ebrei e universalizzazione/trivializzazione della Shoah, ma oggi questo fenomeno si sta espandendo sempre di più.

L’evoluzione del negazionismo

La distorsione della Shoah è un fenomeno che rappresenta un’evoluzione negazionismo, con la differenza di quest’ultimo che essa riconosce aspetti della Shoah come realmente accaduti, ciononostante, giustifica, minimizza o mal rappresenta la Shoah in diversi modi e attraverso vari mezzi di comunicazione.

Tuttavia, la distorsione è molto più complessa di ciò che sembra, perché è più difficile da riconoscere in quanto si muove in maniera liquida contaminando anche chi non si trova su posizione fasciste o antisemite.

Questa modifica della strategia è fatta da chi da sempre ha interesse ha sminuire il valore della Shoah, tale comunicazione non sempre viene espressa da naziskin con teste rasate e tatuaggi in evidenza, ma persone “qualunque” che spesso non manifestano un aperto antisemitismo, e che si possono quindi confondere senza creare sospetto nell’ascoltatore.

Le Shoah distortion, seguono tre filoni principali: banalizzazione\trivializzazione, politicizzazione e negazionismo. Per quanto riguarda le mia valutazioni, sicuramente tra le tre forme, le prime due sono più pericolose della terza perché utilizzano strategie più sofisticate e difficili da identificare.

Un fenomeno sfacciato

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Il negazionismo, su cui comunque non bisogna mai abbassare la guardia rimane ancora un fenomeno sfacciato, anche perché portato avanti di personaggi dall’antisemitismo esplicito, quindi facile da decodificare e quindi combattere.

Tante agenzie, dall’Onu all’Unicef, i maggiori musei a livello mondiale, da Yad Vashem al Museo dell’Olocausto di Washington, sono impegnati nel contrastare le Shoah distortion, perché esse erodono fortemente la conoscenza della Shoah trasformandolo in un evento qualunque.

Non è facile capire i motivi per cui si banalizza o si politicizza la Shoah, talvolta avviene per ignoranza o poca sensibilità, altre volte invece capita per motivi di odio o cinismo, ma spesso la alterazione del genocidio degli ebrei è voluta per precise strategie politiche.

La cultura dei social media

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Sta di fatto che negli ultimi dieci anni ci sia stata una proliferazione di queste distorsioni, da un lato i social media sono diventati una ambiente di coltura della banalizzazione della Shoah, attraverso meme, hashtag, effetti fotografici fino ad arrivare alla #HolocaustChallenge di TikTok che ha spinto migliaia di giovani a travestirsi da deportati.

La distorsione nei social, pur avendo motivazioni e dinamiche totalmente diverse, ha sempre il medesimo risultato, l’erosione di comprensione e depotenziamento del messaggio. I social in questi anni hanno alimentato le Shoah distortion ma questi luoghi virtuali non devono essere  demonizzati ma tutt’altro devono essere presidiati, infatti a gennaio 2022 sono quasi quattro miliardi gli utenti di tutti queste applicazioni, lasciarli a sé stessi non può che aumentare il fenomeno.

Le piattaforme social dopo iniziali titubanze hanno cercato di cambiare le politiche rispetto a questo tipo di problematiche. Sia Facebook che TikTok si stanno impegnano, anche grazie a importanti partnership con l’Unesco e il Congresso mondiale ebraico, a limitare il linguaggi d’odio e le distorsioni della Shoah, mettendo in primo piano i contenuti più attendibili su questi argomenti.

Questa controffensiva, non si limita ai social media, ma sono stati predisposti due alcuni siti specializzati nel contrastare questa deriva, aboutholocaust.org e holocaust-socialmedia.eu, dedicati ai più giovani che cercano risposte su tale genocidio, ma anche agli insegnanti ed educatori che invece ricercano strumenti e antidoti alle distorsioni.

La politicizzazione della Shoah

Dall’altro lato sempre più partiti o uomini politici ma soprattutto anche stati, Italia compresa, hanno cominciato a politicizzare la Shoah per fini strumentali. Un duplice attacco, che mette insieme politiche di stato e singoli utenti di internet, sta avendo effetti drammatici sulla comprensione della Shoah e sulla sua efficacia come strumento educativo e formativo per le giovani generazioni.

Come ho scritto varie volte sulle colonne di questo giornale, la pandemia prima e la guerra in Ucraina ci hanno dimostrato che sempre di più la Shoah è usata come unità di misura per giustificare azioni politiche di oggi.

Putin quando ha iniziato la guerra in Ucraina si era proposto come liberatore di un uno stato che era governato dai nazisti e subito dopo il suo ministro degli Esteri aveva rincarato la dose affermando che Volodymyr Zelensky, come Hitler, aveva ascendenze ebraiche. 

Quindi bisogna bisogna avere la massima attenzione che perché come ci dimostra questo caso, ma anche quello che accade in Polonia, Ungheria, Lettonia così come in Francia, Fiandre e Italia le destre “patriottiche” ma spesso anche filofasciste, utilizzano queste strumenti per lavarsi la coscienza da quello che i loro predecessori hanno fatto durante la seconda guerra mondiale.

La distorsione della Shoah è una politica attiva dei gruppi neofascisti e patriotici per mettere in campo politiche illiberali nei rispettivi paesi, cercando di nascondere cosa possono portare realmente queste derive autoritaristiche.

Queste pratiche vengono attuate distorcendo la percezione degli eventi storici e la loro ricaduta pratica, inoltre per consolidarle vengono usati manganelli mediatici contro le voci che si levano contro, che quasi sempre sono storici e intellettuali, mentre la politica timidamente tace.

                                                                                                                                                             

                                                                                                

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