- Finisce per sempre, almeno si spera, l'epoca d'oro dei beni confiscati alle mafie, patrimoni gestiti come un affare di famiglia dalla Saguto e da un ristrettissimo gruppo di amministratori giudiziari diventati ricchissimi in pochi anni.
- Denaro che passava di mano in mano e di valigia in valigia, floride attività mandate in malora, una corte dei miracoli (parenti di magistrati, parenti di consulenti, parenti di commercialisti) che ne hanno abbondantemente approfittato senza che nessuno per molto tempo muovesse un dito.
- L’inchiesta sulla Saguto parallela a quella su Montante. Indagini su mondi che si sentivano intoccabili grazie a complicità diffuse fra Palermo e Roma.
Quella che una volta era una delle donne più potenti di Palermo - la chiamavano la zarina dell'Antimafia - è precipitata definitivamente in un pozzo nero. Forse sta pagando anche un conto che non è solo suo ma, si sa, quando la macchina della giustizia si mette in moto e individua un bersaglio è assai difficile uscirne indenni. Così Silvana Saguto, giudice cacciata dalla magistratura, presidente della sezione di misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo, per i suoi colleghi «uno degli



