- L’accordo raggiunto dalle parti sociali è una buona notizia, perché lo smart working non è la modalità emergenziale del lavoro, ma la sua evoluzione strutturale. Per questo è da regolare, così da valorizzarne gli aspetti positivi e superare quelli negativi.
- L’accordo definisce il lavoro da remoto come lavoro per obiettivi, senza il vincolo di orari fissi. Sancisce il diritto alla disconnessione e chiarisce che il costo degli strumenti per l’esercizio della prestazione lavorativa è a carico delle imprese.
- Non c’è il legame tra smart working e donne, troppo spesso utilizzato. Come se il lavoro da remoto fosse uno strumento loro dedicato. Come se la conciliazione con la cura fosse un problema delle donne.
L’accordo raggiunto dalle parti sociali con la regia del Ministero del lavoro, è una buona notizia per almeno cinque ragioni. In primis è molto importante la consapevolezza che ispira il protocollo: lo smart working non è la modalità emergenziale del lavoro, ma la sua evoluzione strutturale trainata dalla rivoluzione digitale post Covid. La nuova normalità. Per questo è da regolare, così da valorizzarne aspetti positivi e superare quelli negativi. In seconda battuta, il cambiamento del lav



