- La revisione dell’Istat sui crediti di imposta comporta maggiori spese, con aumento del disavanzo, nell’anno in cui sono stato realizzati i lavori e maggiori entrate, con diminuzione del disavanzo, negli anni successivi. Così il disavanzo per il triennio 2020-2022 aumenta nel complesso di 4,4 punti di Pil. A fronte di ciò, nei prossimi anni si avrà un disavanzo minore rispetto alle stime precedenti di circa 15 miliardi l’anno.
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Ma la realtà, l’impatto dei bonus edilizi sull’economia e sullo squilibrio dei conti pubblici, non è cambiata. Già da tempo si sarebbe dovuti intervenire per sgonfiare la bolla ma c’è voluto il detonatore della revisione contabile per bloccare la cessione dei crediti, per evitare di esaurire i margini di manovra per il 2023.
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Sarebbe bastato uno sguardo agli effetti sugli anni successivi ma la politica di bilancio da sempre è interessata al breve periodo. La miopia ci fa tendere verso politiche irresponsabili. Per questo la revisione delle regole fiscali proposta dalla Commissione europea sarebbe da accogliere con entusiasmo.
La revisione dell’Istat delle modalità di registrazione nei conti pubblici dei crediti di imposta legati al super-bonus 110 per cento e al bonus facciate ha indotto reazioni indicative dell’approccio che domina la nostra politica di bilancio, per cui modifiche puramente contabili e prive di contenuto reale producono rilevanti effetti sulle scelte politiche. Finora un credito di imposta di 100 euro relativo a una serie di detrazioni annuali veniva registrato come minore entrata (minor gettito



