Tutti stanno commentando e condannando l’intervista del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov a Rete 4, nella quale ha sostenuto che anche Adolf Hitler aveva ascendenze ebraiche.

Lo stesso Lavrov sa che si tratta di una panzana che sopravvive esclusivamente negli ambienti neonazisti e negazionisti ed è usata come sminuire le colpe dei nazisti, redistribuendole sulle vittime.

Una nuova formula di un vecchio cavallo di battaglia dell’antisemismo: l’ebreo talmente perfido che è carnefice di sé stesso, uno degli aspetti più spregevoli dell’antisemitismo nazista e non. Perché Lavrov ne ha parlato?

Vari storici, Ian Kershaw in testa con la sua monumentale biografia su Hitler, smentiscono questa ipotesi, ma anche se fosse vera, essa non dovrebbe assolutamente modificare il giudizio storico, politico e umano, su Hitler, sulla Shoah e sul nazionalsocialismo.

Hitler e tutto l’antisemitismo nazista non si sono minimamente preoccupati di produrre un pensiero coerente secondo gli standard delle persone comuni.

La coerenza del nazismo non la dobbiamo trovare nei singoli passaggi, solo apparentemente incoerenti tra di loro, ma in una visione più generale e ampia: per il nazismo l’ebreo è sia il ricco capitalista americano, sia il povero artigiano degli Shtetl dell’Europa dell’est. È il discredito contro gli ebrei che accomuna queste due immagini, non le singole rappresentazioni.

Rimarcando che la genia ebraica di Hitler è solo un mito, se questo invece fosse vero dovremmo giudicarlo come l’ennesimo comportamento schizofrenico di una personalmente lucidamente folle che ha sacrificato tutto e tutti per il suo interesse personale e per suoi ideali malati e deliranti.

Le parole di Lavrov sono un esempio di uso pubblico della storia: nell’intervista ha collegato la guerra in Ucraina con la Seconda guerra mondiale. Per i russi questa guerra è una seconda “grande guerra patriottica” per difendere valori e popolo russo.

L’altro messaggio di Lavrov è mantenere l’opinione pubblica russa nell’ottica della denazificazione dell’Ucraina e il fatto che il presidente ucraino Volodomyr Zelensky sia ebreo è una falla nelle tesi guerrafondaie di Putin.

Come alcuni osservatori israeliani hanno sottolineato, accomunare la Shoah all’invasione dell’Ucrain può essere un favore alle politiche di Putin che non ha lesinato accostamenti di questo genere.

Yad Vashem, il museo memoriale di Gerusalemme, ha esortato il governo ucraino a non “de-russificare” i nomi delle strade e non abbattere statue russe per evitare di spingere la guerra in quel contesto storico che fa gioco a Putin.

Le parole di Lavrov sono urticanti per ogni democratico, ma è proprio l’effetto che vogliono, generare un innalzamento dei toni, darei ai russi element per sentirsi vittime come durante la “grande guerra patriottica”. Bisogna quindi stare molto attenti a non alimentare quel senso di falso vittimismo che Putin strumentalizza.

Questa situazione rende sempre più impellente e importante la conoscenza di quei fatti storici, affinché tutti conoscano e possano farsi indipendentemente e liberamente la propria opinione.

Ma le risposte istantanee ed emotive dominano la scena, nell’informazione regna una cacofonia interpretativa che mischia fatti storici a geopolitica, con poche indicazioni a una pubblica opinione smarrita.

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