Mercoledì, un ospedale nella città assediata di Mariupol, nell’Ucraina meridionale, è stato bombardato. Tre persone sono morte e molte altre sono rimaste ferite. La Russia ha respinto le accuse di aver commesso un crimine di guerra arrivate dal governo ucraino, dalle Nazioni unite e persino dal Vaticano. E ha sostenuto che l’ospedale era divenuto una base del battaglione Azov, la formazione ultranazionalista ucraina che difende Mariupol. Ma dopo una giornata di dichiarazioni e ricostruzioni contrastanti, la versione russa continua a fare acqua da tutte le parti.

I fatti

Mercoledì pomeriggio, intorno alle 17, una forte esplosione ha scosso la clinica numero 3 nella parte sud della città di Mariupol. L’onda d’urto ha distrutto porte e finestre e abbattuto alcune mura. Le prime immagini girate dai giornalisti arrivati sul posto mostrano soccorritori, personale dell’ospedale e militari aiutare donne incinte e bambini.

Una donna in avanzato stato di gravidanza viene portata via su una barella, mentre un’altra piange stringendo il suo bambino. Secondo le autorità locali, le aree più colpite dell’ospedale sono state la maternità e il reparto pediatrico. Il bilancio è di tre morti e 17 feriti.

Dai video e dalle fotografie si può ricostruire che l’esplosione è avvenuta nel cortile dell’ospedale. Il cratere è largo una decina di metri e profondo altri tre. Si è trattato di una detonazione estremamente potente. In un filmato girato da un reporter di Associated press si sentono l’eco dell’esplosione e i vetri degli edifici circostanti andare in frantumi nonostante il giornalista si trovi a molte centinaia di metri dal luogo dell’impatto.

La versione russa

Prima dell’attacco, il governo russo aveva dichiarato in almeno due diverse occasioni che un ospedale di Mariupol era stato occupato dal battaglione Azov. La prima lo scorso 7 marzo, quando il rappresentate della Russia alle Nazioni unite aveva citato «l’ospedale neonatale numero 1» (l’ospedale bombardato però sembra essere il numero 3).

Il 9 marzo, circa 4 ore prima dell’attacco, la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova aveva detto che i soldati del battaglione Azov avevano cacciato via lo staff e i pazienti «dalla clinica della maternità di Mariupol».

Dopo l’attacco, il governo russo è rimasto in silenzio fino a ieri mattina, quando con un’insolita dichiarazione il portavoce del presidente Putin, Dimitry Peskov, ha detto che il Cremlino avrebbe interpellato i militari per chiarire l’accaduto.

Poche ore dopo, il ministro degli Esteri Sergej Lavrov e la rappresentanza russa alle Nazioni unite hanno ammesso l’attacco, ma hanno ricordato le loro precedenti dichiarazioni sull’occupazione della struttura da parte dei militari ucraini. Infine, nel tardo pomeriggio, è arrivata un’altra versione ancora: l’attacco è stato smentito, le donne incinte fotografate sono state accusate di essere attrici e diversi account social di utenti filorussi hanno insinuato il sospetto che l’esplosione non fosse frutto di una bomba d’areo, ma fosse stata causata dagli stessi ucraini.

Cosa è accaduto

Per giorni la Russia aveva avvertito che, secondo le sue informazioni, i soldati ucraini stavano occupando strutture ospedaliere. Lo ha fatto la mattina stessa del bombardamento. Il governo russo ha poi ammesso l’attacco aereo, salvo poi fare marcia indietro. Questi elementi insieme alle testimonianze e ai filmati raccolti sul campo fanno pensare che un attacco aereo russo sia altamente probabile.

Non è possibile al momento escludere la presenza di militari dentro l’ospedale o nelle sue vicinanze. Anche se filmati girati da giornalisti filorussi e geolocalizzati alla periferia di Mariupol mostrano soldati ucraini sul tetto di condomini e mezzi militari parcheggiati tra edifici residenziali, la Russia non ha diffuso prove della presenza di militari all’interno dell’ospedale numero 3. Le accuse ai militari ucraini di aver «espulso» pazienti e staff dall’ospedale, inoltre, sembrano prive di fondamento. Nell’ospedale erano presenti donne, bambini, medici e infermieri, testimoniano video e fotografie.

L’assedio di Mariupol

L’attacco contro l’ospedale è avvenuto nel corso di una delle più cruente battaglie che si stanno combattendo in Ucraina. La città è sotto assedio ed è da giorni oggetto di violenti bombardamenti. Mancano cibo, acqua e riscaldamento, mentre sono falliti tutti i tentativi di evacuazione della popolazione civile.

A Mariupol si stanno scontrando nemici di vecchia data. I separatisti russi del Donbass, che assediano la città dal lato orientale, combattono contro il battaglione Azov ormai da otto anni. Nel 2014 erano stati proprio i soldati ultranazionalisti ucraini a riconquistare Mariupol dopo che era stata brevemente occupata dai separatisti. Entrambe le fazioni sono state accusate di numerosi crimini di guerra negli ultimi anni.

Ma per quanto il conflitto sia stato brutale, la città non aveva mai dovuto fare i conti con il livello di distruzione di questi giorni. Le autorità locali parlano di almeno 1.200 persone morte nei combattimenti e nei bombardamenti, mentre si iniziano a scavare fosse comuni per seppellire i cadaveri che giacciono abbandonati nelle strade. Secondo la Croce rossa, in città c’è cibo sufficiente soltanto per altre 48 ore.

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