Dopo un anno di governo di destra l’Italia è un paese più ingiusto e più periferico, meno attraente. Un paese che non riesce ad avere un ruolo protagonista in Europa, che usa la diplomazia per convincere i partner di non essere come è: militante nella derisione della cultura dei diritti, nella propaganda che esclude e attacca tutti coloro che non rientrano nella sua idea di normalità.

Un paese che non brilla per immaginazione creativa, che si chiude nel chiacchiericcio da strapaese, che lancia al mondo immagini e linguaggi che sono imbarazzanti. L’Italia governata dalla destra è un paese umiliato e nanizzato.

La giostra quotidiana dei “lei dice, lui dice” tiene il pubblico distratto e sempre in movimento, mosso da polemiche e mai messo nella condizione di discutere e valutare le questioni che dovrebbero interessarlo: quel che fa il governo. L’obiettivo della politica dell’audience è di non portare mai le cose della politica alla luce del giudizio pubblico.

La destra censura l’informazione occupando i mezzi nazionali di informazione, prima di tutto quelli televisivi, che sono diventati dei rotocalchi specializzati in pettegolezzo. Della politica solo le briciole. E briciole sempre positive, come lustrini che coprono buchi o rattoppi mal fatti.

Spetta all’opposizione il compito di tenere sveglio il paese, di rompere questa strategia dell’omertà cercando di imporre attenzione, di denunciare e mobilitare l’opinione.

Se il pubblico non è messo nella condizione di monitorare e controllare, se non può svolgere quel salutare ruolo critico che gli spetta, è il governo del paese a rimetterci. E infatti, questo governo è in molti casi inadeguato; è inoltre spesso latitante, come in Romagna messa in ginocchio dalle alluvioni di tre mesi fa e lasciata a se stessa.

È inadeguato a governare quel progetto che ha avuto in dote dai due governi precedenti, il Pnrr, tanto che rinuncia a usare tutte le risorse per evidente incapacità di saper spendere secondo i parametri stabiliti dalla Ue.

Pochi giorni fa su questo giornale Stefano Iannaccone ha dato conto del rischio di perdere l’opportunità di mettere in cantiere 101 progetti ad obiettivo finanziati con il Piano europeo, con anche il compito di sostenere le comunità locali, la sanità e la scuola.

Il governo ha definanziato molti progetti nelle aree non metropolitane, aree che sono la spina dorsale del paese, forse perché meno visibili e meno appariscenti – interventi per la viabilità, la riconversione ecologica, per lo sport e la scuola, per la riqualificazione della vita sociale nei quartieri, per le biblioteche e le scuole materne. Il Pnrr doveva servire a mettere in moto un paese che non spende per il pubblico e le infrastrutture da decenni, che ha tolto risorse ai comuni e alle comunità locali.

La destra al governo peggiora questa condizione. Preoccupata a sfoltire le aliquote fiscali per realizzare la mitica flat tax, una misura che penalizza chi ha meno mentre debilita il pubblico di risorse. Preoccupata a mettere soldi pubblici in imprese giocattolo, come il ponte sullo stretto, o in lanci pubblicitari sul made in Italy che sembrano scritti per le gag di Totò.

Bisogna opporre a questo paese che la destra rimpicciolisce e umilia un altro paese che vuole essere un magnete di creatività e che vuole aiutarsi a crescere in tutte le sue componenti. La democrazia è una società aperta, ben descritta dall’articolo 3 della Costituzione, che scommette su tutti i suoi cittadini e cittadine, che si preoccupa delle loro opportunità perché vuole dare loro gli strumenti per vivere liberalmente e responsabilmente. C’è un’altra Italia là fuori che vuole aver voce.

 

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