Guardando la classifica della settimana prima di Natale è chiaro che gli italiani, al declino del passaparola social e all’evaporazione dell’autorevolezza dei giornali (e delle copie lette), continuano ad affidarsi alla televisione. Angela, Cazzullo e Barbero spadroneggiano
Pensierino strano di fine anno. Il 2026 sarà l’anno dei libri? Dopo anni di crescita costante — da 90 minuti al giorno nel 2012 a 143 nel 2024 — per la prima volta il tempo speso (perso, dissipato o rivenduto) sui social sta calando. Una flessione minima, certo. Ma le civiltà finiscono sempre così: non con un crollo, ma con un grafico che smette di salire.
Nel 2026 torneremo a pensare? Preferiremo apparire lucidi di mente pensante piuttosto che lucidi di crema solare, col culo abbronzato e l’algoritmo soddisfatto? Qualche segnale si intravede.
Crollano i social?
Basta guardare Substack. Nel 2025 ha raccolto cento milioni di dollari per scalare ancora, con l’obiettivo dichiarato di arrivare a cinquanta milioni di abbonati paganti (oggi sono circa cinque). Non è più solo una piattaforma: è un sintomo. Crescono le newsletter, ma soprattutto cresce il desiderio di testi lunghi, densi, articolati. Cose che non si consumano in sette secondi, non implorano un like.
(Anche se il presupposto resta paradossale: il presidio dei social. La prima in Italia, e tra le prime venti al mondo, è Selvaggia Lucarelli. Segno che la disintossicazione avviene ancora per microdosi.)
Che a qualcuno torni in mente che questa roba, da secoli, si trova già dentro i libri? Guardando la classifica della settimana prima di Natale — la penultima dell’anno, la semifinale — è chiaro che gli italiani, al declino del passaparola social e all’evaporazione dell’autorevolezza dei giornali (e delle copie lette), continuano ad affidarsi alla televisione. Angela, Cazzullo e Barbero spadroneggiano. E scelgono la grande rassicurazione della biografia storica: vite militari, vite da santi. Da Cesare a San Francesco. Quando il presente è indecifrabile, il passato diventa morale.
Poi i thriller: Dan Brown, Carrisi, Manzini — l’inventore di Rocco Schiavone, secondo solo a Montalbano nella mitologia nazionale, con meno Sicilia e più livore. Ken Follett con la sua mitologia da storia romanzata, dove la Storia è una scenografia costosa. I fumetti politici di Zerocalcare. E solo la narrativa empatica di Roberta Recchia testimonia quello che, tra storia e mito, è un vero ribaltamento di paradigma in classifica: dalle prime posizioni sono scomparse le donne, le autrici che le raccontano, e il romanzo d’amore di cui abbiamo parlato per un anno. Al loro posto: un immaginario storico, maschile, addirittura muscolare.
Ma anche la tv non basta. Per un’incollatura, il thrillerone blockbuster di un autore planetario e navigato come Dan Brown sorpassa per il primo posto il romanzone storico di Alberto Angela sul De bello gallico. Primo per una sola settimana, ma già pronto alla rivincita, con la sua volontà di potenza: lui sarà ancora in tv la sera di Natale. La letteratura, in Italia, vince quando va in onda.
E a proposito di contesto, classifiche e ossessioni collettive: ecco il 2025 secondo Wikipedia. Sinner, i due papi e il true crime le dieci voci più cercate sulla versione italiana.
Jannik Sinner – 3.877.370
Papa Francesco – 3.144.224
Papa Leone XIV – 3.025.143
Lucio Corsi – 2.640.402
Rai – 2.552.962
Lista dei papi – 2.309.967
Ed Gein – 1.963.923
Carlos Alcaraz – 1.826.086
Delitto di Garlasco – 1.802.455
Papa Giovanni Paolo II – 1.717.407
Sport, religione, televisione e morte violenta.
Ecco, finalmente, la classifica dei libri.
1. Dan Brown, L’ultimo segreto, Rizzoli
Robert Langdon a Praga. La noetica ovviamente non esiste, ma Dan Brown sa perfettamente come si costruisce un bestseller. Ed è una forma di conoscenza anche questa.
2. Alberto Angela, Giulio Cesare, Mondadori
Come intrattenere con le grandi tradizioni storiche. Cesare e le sue legioni tra marce nella neve, battaglie sanguinose, tradimenti, ponti costruiti in diretta, flotte improvvisate, foreste ritenute stregate e santuari con scheletri decapitati.
Un po’ cringe il filmino di IA che anima la cover col QR code: l’antica Roma che si muove come una GIF.
3. Zerocalcare, Nel nido dei serpenti, Bao
Le storie sul processo ungherese che vede tra gli imputati Ilaria Salis. Parte dei proventi sarà devoluta al fondo per le spese legali degli imputati. Politica, autobiografia e responsabilità civile: un genere ormai riconoscibile.
4. Aldo Cazzullo, Francesco. Il primo italiano, Harper Collins
Francesco è il primo italiano perché costruisce un’identità. Scrive la prima poesia in volgare — il Cantico delle Creature. Attraversa l’Italia, dalle città alla campagna. Inventa il presepe. Fa storytelling prima che esistesse la parola.
5. Donato Carrisi, La bugia dell’orchidea, Longanesi
Come tutti i libri di Carrisi, questo libro ha un segreto. Immagina un silenzio che non sembra appartenere a questo mondo. Un silenzio interrotto da un urlo disperato. Immagina qualcosa di terribile e crudele. Quello che non puoi immaginare è che questa non è la fine della storia. È l’inizio.
Forse il 2026 non sarà l’anno dei libri. Ma potrebbe essere l’anno in cui qualcuno si ricorda perché esistono.
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