New entry subito al primo posto nella prima settimana della volata natalizia, il Giro d’Italia dell’editoria, quello in cui si sprinta più con le copertine che con le gambe
Miss Bee è tornata. E lo fa con quella classe da eroina letteraria che le è propria: scalando di nuovo la classifica con Miss Bee e il giardino avvelenato di Alessia Gazzola per Longanesi. New entry subito al primo posto nella prima settimana della volata natalizia, il Giro d’Italia dell’editoria, quello in cui si sprinta più con le copertine che con le gambe.
La combo chick lit+thriller è la formula irresistibile, la quadratura editoriale del cerchio che fa fuori tutti i giallisti più tosti e consumati: Carrisi accetta sportivamente il secondo posto (ancora Longanesi che fa doppietta sul podio), Dan Brown al terzo medita un altro complotto, Manzini si limita a sorridere annoiato come Rocco Schiavone per la rottura di coglioni del quarto posto, la collega oftalmologa siciliana Cassar Scalia guarda all’insù dal sesto e De Giovanni più giù fa spallucce: perché gli italiani a dicembre leggono solo gialli come se il mese richiedesse un contributo obbligatorio al Pil della suspense.
Intanto, per ritrovare il magnifico fumetto letterario in cui Milo Manara disegna i monaci medievali de Il nome della rosa di Umberto Eco per La nave di Teseo bisogna precipitare fino al 25esimo posto. E scendere ancora di più per imbattersi in due libri molto belli: Nella carne di David Szalay (Adelphi, Booker 2025) e Quello che possiamo sapere di Ian McEwan per Einaudi. Due letture che andrebbero affrontate subito, prima che il Natale ingoi tutto in un tripudio di panettoni, pacchi e strenne editoriali che per fortuna nessuno leggerà davvero.
Miss Bee protagonista
Protagonista della nuova serie bestseller di Gazzola — l’autrice siciliana, medico legale, che ha trasformato L’allieva in una saga, una serie tv e un mestiere — Miss Bee ha già inanellato tre capitoli acclamati (Miss Bee e il cadavere in biblioteca, Miss Bee e il principe d’inverno, Miss Bee e il fantasma dell’ambasciata, tutti Longanesi) e firma il quarto capitolo della saga di Beatrice Bernabò, in arte Miss Bee, summa di ingegno, tempra femminile e capacità di trovarsi nel posto sbagliato con il tempismo di una giovane investigatrice suo malgrado e specialista mondiale nell’attirare disastri come la luce attira gli insetti.
Questa volta la trama ci trascina a Londra, agosto 1925: Beatrice Bernabò, vent’anni e una vita appena sventrata da un evento imprevedibile (categoria narrativa che coincide quasi sempre con “uomo”), prova a rimettersi in piedi. Arriva un invito inatteso nel Norfolk. Una dimora aristocratica. Un amico dell’ispettore Archer Blackburn. Un giardino perfetto.
Quello che dovrebbe essere un soggiorno riposante diventa, com’è tradizione nelle vite complicate, un corso avanzato di sopravvivenza emotiva che nella narrativa gialla coincide inevitabilmente con “mistero, sospetti, un cadavere potenziale e una tazza di tè lasciata a metà”. E siccome le disgrazie non vengono mai sole, puntuale come una tassa, compare l’elemento più tossico del passato di Beatrice: Sua Signoria Julian Lennox, visconte di Warthmore.
Julian è l’amore che non è andato da nessuna parte, se non nella direzione sbagliata. E così Beatrice si ritrova a dover risolvere un enigma, ignorare un visconte, tenere i nervi saldi, e possibilmente non buttarsi dalla scalinata neoclassica della villa. Compiti che richiedono più disciplina di quanta ne abbia mai dimostrato.
Riuscirà Miss Bee a scegliere la verità invece del melodramma? Riuscirà a non farsi distrarre dalla tempesta emotiva, dal passato seducente o da qualunque sciocchezza maschile travestita da destino?
È probabile. Anche perché la lettrice non vuole una donna perfetta: vuole una donna brillante abbastanza da cavarsela pur sbagliando metà delle decisioni. E Miss Bee questa parte la interpreta benissimo: sbaglia con stile, e risolve con ostinazione.
La saggistica è tutta storica
Nella saggistica podio tutto storico: con Cazzullo e il suo Francesco primo italiano per Harper Collins davanti a Giulio Cesare di Alberto Angela per Mondadori e il gran libro di Vito Mancuso, su Gesù e Cristo per Garzanti, in cui il filosofo e teologo districa la Storia (Gesù) dall’Idea (Cristo), e arriva a riconoscere come, lungi dall’essere incompatibili tra loro, esse rappresentino due dimensioni costitutive di ognuno di noi.
P.s. Lunedì chiude la fiera romana di Più libri, più liberi. Ma c’era davvero bisogno di regalare tanta pubblicità a un editore, certamente fascista, che nessuno sapeva manco che esistesse?
© Riproduzione riservata



