Il maestro dell’horror Stephen King sarà l’importante testimone scelto dal Dipartimento di Giustizia degli Stati uniti per fermare la fusione di due dei più importanti gruppi editoriali del mercato statunitense. Il processo sarà un test importante per le leggi antitrust volute dall’amministrazione Biden, che cercano di limitare la formazione di un mercato eccessivamente oligopolistico in diversi settori, compreso quello dell’editoria. In questo caso si sta parlando dell’acquisizione da parte della Penguin Random House della rivale Simon & Schuster per la cifra, ritenuta da molti analisti bassa, di 2,2 miliardi di dollari. Ridurrebbe a quattro i “big five” dell’editoria statunitense. Le cinque società sono Penguin Random House, Simon & Schuster, HarperCollins Publishing, Macmillan e Hachette. 

Il Dipartimento di Giustizia ha fatto causa per bloccare la fusione, dopo l’annuncio del primo accordo nell’inverno 2021, e il processo si è aperto lunedì davanti alla corte federale di Washington. Oggi è prevista la testimonianza di King, autore di best-seller internazionali come Carrie e Shining fra gli altri. King ha preso pubblicamente posizione contro Simon & Schuster nonostante sia il suo editore da tantissimi anni, ritenendo che l’accordo penalizzerà ancora di più le case editrici indipendenti e gli autori sempre meno pagati e in mano a pochi gruppi. 

«Man mano che gli editori si consolidano, diventa più difficile sopravvivere per gli editori indipendenti», ha twittato King l'anno scorso, dopo l’annuncio del tentativo di fusione.

I precedenti 

King è un testimone importante non solo per la sua fama, ma anche perché è nel settore ormai da circa cinquant’anni e ha visto cambiare il mondo dell’editoria di fronte ai suoi occhi. Non è infatti la prima volta che una casa editrice di King viene acquisita dalla Penguin Random House. Come riporta Associated Press infatti Carrie, ad esempio, è stato pubblicato da Doubleday, che si è fusa con Knopf Publishing Group nel 2009 e ora fa parte di Penguin Random House. Un altro ex editore di King, Viking Press, era un marchio Penguin a cui Penguin Random House si è unito dopo la fusione di Random House nel 2013.

La linea politica di King

Non è la prima volta che l’autore dimostra una sensibilità politica che va anche contro i propri interessi economici e che sostiene l’editoria indipendente. L’autore infatti molto probabilmente trarrebbe benefici economici dalla fusione, cui si è detto però contrario.

Nel 2005 infatti, pur continuando a pubblicare con l'etichetta Simon & Schuster Scribner, ha scritto un thriller per l'indipendente Hard Case Crime, The Colorado Kid. La casa editrice gli aveva chiesto di scrivere semplicemente una quarta di copertina, lui invece ha deciso di scrivere un intero libro. 

Sono note poi le prese di posizione per quanto riguarda l’aumento delle tasse per i più ricchi. «In America, dovremmo tutti pagare la nostra giusta quota», ha scritto per The Daily Beast nel 2012.

Il mercato americano del libro

Penguin Random House e Simon & Schuster hanno entrambi la sede a New York e pubblicano alcune delle firme più importanti al mondo con fatturati multimilionari.Tra le firme di Penguin Random House, prima società editoriale per fatturato in America, ci sono Barack e Michelle Obama,  il cui accordo per le loro memorie ammontava a circa 65 milioni di dollari, Bill Clinton che ha ricevuto 15 milioni di dollari per le sue memorie, e altri romanzieri best seller come Toni Morrison, John Grisham e Dan Brown.

Simon & Schuster, quarta società per fatturato negli Stati uniti, può contare su Hillary Clinton, Bob Woodward e Walter Isaacson.

Il dipartimento di Giustizia americano sostiene che se la prima e la quarta casa editrice leader nel mercato si fondessero ci sarebbe un’importante lesione della concorrenza. Le due società infatti attualmente competono ferocemente per acquisire i diritti per pubblicare i libri che si pensa possano essere i più venduti.

Se fosse permesso loro di fondersi, la nuova società controllerebbe quasi il 50 per cento del mercato danneggiando la concorrenza, riducendo gli anticipi pagati agli autori e diminuendo la produzione, la creatività e la diversità.

I big five (gli altri tre sono Hachette, HarperCollins e Macmillan) dominano l'editoria statunitense, costituendo nel complesso il 90 per cento del mercato dei libri più venduti. Secondo il dipartimento di Giustizia perciò «la fusione proposta aumenterebbe ulteriormente la concentrazione di potere in questo settore, renderebbe il più grande player ancora più grande e probabilmente aumenterebbe il coordinamento tra i principali editori, piuttosto che la concorrenza». Si rischia poi un aumento dei prezzi per i consumatori e la creazione di un precedente importante anche in altri settori. 

Biden e la concorrenza

Questa può essere considerata una battaglia molto importante per l’amministrazione Biden che ha spinto molto perché ci fosse un’attenzione particolare per una reale concorrenza nel mercato Usa e contro la formazione di mercati oligopolistici, sottolineando l'importanza di una forte concorrenza per l'economia, i lavoratori, i consumatori e le piccole imprese.

Il presidente ha invitato anche le autorità di regolamentazione federali, in particolare il dipartimento di Giustizia e la Federal Trade Commission, a controllare maggiormente le grandi aggregazioni di imprese.

© Riproduzione riservata