«Ogni volta che mi fa il bagno, mia madre poggia la punta del dito sulla cicatrice e l’accarezza. “Questo sfregio crescerà con te. Diventerà grande insieme a te. E lo troverai sempre lì a ricordarti una cosa: puoi anche faticare a nascere, o prenderti la peritonite quando ancora non sai camminare, ma ce la fai, capito? Tu ce la fai. Te lo dice la Rina”».

E lui ce l’ha fatta, con una vita da mediano, certe notti, tra cosce e zanzare, tra palco e realtà. Una Storia. Autobiografia, Mondadori, la sua, quella del Liga, entra subito in classifica e si piazza al quinto posto, primo della varia.

Solo è il coraggio

Primo è il romanzo di Roberto Saviano, Solo è il coraggio. Giovanni Falcone, il romanzo, Bompiani. Saviano ha voluto onorare la memoria del giudice palermitano strappandolo alla santificazione, alla stereotipia dell’icona. Ne ripercorre i passi, li ricostruisce sulla base di uno studio attento delle fonti, degli atti dei processi, delle testimonianze.

Ma va oltre. Grazie al racconto e al suo montaggio. La sintassi narrativa spinge il romanzo oltre la storia e le sue risonanze politiche, fino a quello «spazio intimo dove le scelte cruciali maturano prima di accadere». E questo è uno snodo narrativo che poteva raccontare solo un autore come Saviano, che ha vissuto sulla propria pelle una vita di minacce, protezione, isolamento. Questo romanzo ci racconta una pagina fondamentale della nostra storia, illumina la vita di un uomo che, nel pieno della carriera, fu in realtà al culmine del suo isolamento. E leva il canto altissimo della sua solitudine e del suo coraggio.

A seguire si alternano libri per ragazzi, Le storie da brivido di Lyon da Magazzini Salani, al secondo posto, e il Rancore esistenziale e investigativo di Penelope Spada, un nuovo convincente, e seducente, personaggio inventato da un altro scrittore civile come Gianrico Carofiglio, da Einaudi stile libero. E poi Erin Doom, al quarto posto, con Magazzini Salani, ormai verso le duecentocinquantamila copie. Best seller melò per piagnistei young adult, Il fabbricante di lacrime.

Una vita

Torniamo al Liga.

Perché c’è vita, una vita, nella narrazione autobiografica di Luciano Ligabue. Sessant’anni raccontati da una scrittura in stato di grazia. Perché il rocker di Correggio, il paese emiliano mai abbandonato senza capricci divistici, dove risuonano le parole libertine del weekend postmoderno di Pier Vittorio Tondelli, scrittore di culto degli anni Ottanta, il Liga, dicevo, sa scrivere. Su questo non c’è dubbio.

È uno scrittore che affronta per iscritto il bilancio della sua esistenza, sfonda i confini del resoconto biografico e tratteggia storie e situazioni, luoghi e persone, dando loro una dimensione romanzesca. Li fa vedere, li fa toccare, li fa conoscere. Ha scritto una autofiction realistica, in cui anche la sua, alla fin fine, non è altro che “una storia”.

«Nessun libro può contenere la vita di qualcuno. Ma i ricordi che contano sì. Con quelli ci si può provare» dice il Liga. Un racconto che abbraccia la provincia italiana, dagli anni Sessanta ad oggi. La storia letteraria di un mediano di successo. Appuntamento, finalmente, al Campovolo di Reggio Emilia, il 4 giugno, per una grande festa del rock. Trent’anni in un nuovo giorno.

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