Perché amiamo Stranger Things

Con la fine dell’estetica l’attore diventa una persona

  • Perché “Stranger Things” ci commuove così tanto? Perché ci fa piangere di commozione più che spaventarci? La risposta potrebbe non essere così banale e riguarda una novità introdotta dalla nuova forma di narrazione seriale rispetto al tempo della storia.
  • In un modo mai visto prima le serie raccontano le vite degli attori oltre a quelle dei personaggi. È come se la lunghezza della storia - la possibilità di venire parcellizzata ad libitum - attivasse due livelli di visione spesso sovrapposti ma distinti: il primo riguarda il plot, il secondo riguarda direttamente la vita degli attori,
  • Ripenso alla prima stagione, quando questi adolescenti erano solo dei bambini, e l’emozione è così forte proprio perché mi sento coinvolto, non mi limito a guardare, sono io stesso parte delle serie, sono cambiato anch’io insieme a loro. La scrittura sembra saperlo benissimo, evidenziando tutti i riti di passaggio che i ragazzini devono affrontare durante la crescita. Non a caso uno degli snodi fondamentali diventa il ballo scolastico di fine anno.

Perché Stranger Things ci commuove così tanto? Perché ci fa piangere di commozione più che spaventarci? La risposta potrebbe non essere così banale e riguarda una novità introdotta dalla nuova forma di narrazione seriale rispetto al tempo della storia. Se prima il tempo di una storia era dilatabile solo in modo posticcio, con le serie questa espansione può essere naturale, lo spettatore cioè può assistere alla crescita o all’invecchiamento dei personaggi in modo effettivo, a mano a mano che gli

Per continuare a leggere questo articolo