Cosa avranno fatto dieci milioni circa di Lombardi e Laziali su quindici milioni circa di Lombardi e Laziali tra domenica e lunedì scorso? Possono aver fatto un sacco di cose. Proviamo a fare degli esempi: Mario P. Giovanna F. e altri trecentosettantamila Laziali e Lombardi, nonostante sia domenica, si alzano con l’idea che devono fare qualcosa, e anche che ci sono gli ultimi saldi, quelli più convenienti ma dove è più difficile trovare la taglia giusta, devono comprare una giacca a vento per lei, due paia di pantaloni per lui, e almeno un paio di scarpe invernali per il figlio. Verso le otto di sera, rientrando a casa, hanno il dubbio di essersi scordati di fare qualcosa ma iniziano a preparare la cena, dopodiché si buttano su Netflix.

Marina G. e l’amica Jessica N. più altri duemilatrentacinque Laziali e Lombardi sono finalmente riuscite a prenotare una visita agli Uffizi o in qualche importante museo nazionale e prendono il treno. Anche loro hanno il dubbio di dimenticarsi qualcosa ma la contemplazione dell’arte riesce a cancellare ogni dubbio.

Ugo B., Gianna F., Marta F. e altri dodicimila Lombardi e Laziali sono a letto con una febbre che ondeggia tra i 37,5 e 39,2 con qualche virus non ben identificato ma fastidioso, mentre altri 890 Laziali e Lombardi hanno quel virus gastrointestinale che ti fa andare in bagno ogni mezz’ora. Anche questi hanno il dubbio che dovevano fare qualcosa ma non ricordano più cosa.

Altri quattrocentosettantatremila devono andare allo stadio di qualche sport con gli amici e il figlio mentre Meris B. col cugino Ermes B. vanno a pesca di trote sull’Aniene insieme a altri centotrentasettemila Laziali e Lombardi. Anche loro si chiedono se dovevano fare qualcosa ma i pesci che abboccano li distraggono.

Gina P. e Francesco L. e altri sedicimila Lombardi e Laziali tra i venti e trent’anni si sono conosciuti da qualche settimana e sono ancora in fase erotica esplosiva. Verso le dieci e mezzo di mattina lei apre gli occhi scoprendosi addosso una gran voglia e inizia a strusciarsi, abbracciare e baciare lui, che dormicchiava ancora, scatenandogli addosso una gran voglia anche a lui. Passano così un’altra oretta e mezzo di erotismo fisico, dopo faranno colazione raccontandosi un sacco di episodi commoventi della loro infanzia, prima di ritornare a letto. Tra un sesso e l’altro hanno il dubbio di essersi dimenticati qualcosa ma la passione la vince su tutto. Di tutti questi dieci milioni di Laziali e Lombardi, questi sedicimila sembrano i più fortunati.

Maria C. e altri novantasettemila Lombardi e Laziali, a volte con famiglia, devono andare a trovare la vecchia madre, che abita ancora nell’appennino. Di questi, trentunomila devono in realtà andare a trovare il vecchio padre perché è morta prima la madre.

Qualche altro milione di Laziali e Lombardi, tra hobbistica, scazzi, naturismo, devianze varie, strani doveri di organizzazione della vita di casa, lavori sottopagati e non garantiti, follia, infurtuni fisici etc, si è scordata di votare nei modi più altamente singolari, come aggiustare prese elettriche e tapparelle, fare orti, costruire galeoni, andare a trovare un cavallo, mandare lettere minatorie e anonime. Queste attività differenti possono essere veramente delle milionate.

Alle quindici e venti di lunedì, vedendo che c’è una diretta di Mentana, questi circa dieci milioni di Laziali e Lombardi, credendo che sia successa da qualche parte nel mondo una nuova catastrofe naturale, si fermano davanti alla tele e vedono che ci sono state le elezioni regionali e si dicono: Cazzo, ecco cosa ci siamo dimenticati! C’erano le elezioni regionali. Va be’, andremo a votare alla prossime elezioni. Insomma, ormai è andata così, ma se votava solo il 20 per cento di Laziali e Lombardi andava peggio, o meglio, non lo so.

Unica anomalia, la signora Bruna B., di settantatre anni, convinta che votare è un dovere che ribadisce ogni volta la democraticità delle democrazie e che viene borseggiata in malo modo mentre sta andando al seggio, passa la giornata a fare denuncia, non riesce a farsi fare un nuovo certificato elettorale e al lunedì mattina le si gonfia una caviglia e, per cause di forza maggiore, con addosso un grande senso di disagio, per la prima volta nella sua vita accetta il fatto di non essere riuscita a andare a votare. Pace. Andrà meglio la prossima la volta!

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