Nell’ottobre 2023 il ministero dell’istruzione e del merito ha presentato la piattaforma “Unica”, punto di accesso che integra i servizi digitali della scuola già esistenti. Su questa piattaforma, entro l’inizio di giugno alla sezione E-portfolio i maturandi dovranno caricare il loro curriculum, documento suddiviso in sezioni che include le varie certificazioni e le attività extrascolastiche, ovvero impegni professionali, culturali, artistici, musicali, sportivi e di volontariato, con una parte dedicata alla partecipazione a gare, pubblicazioni e articoli. Ciò permette agli alunni di dimostrare un carico supplementare di lavoro rispetto a quello richiesto dal contesto scolastico, e alle commissioni d’esame di disporre di ulteriore documentazione per valutarli.

Il capolavoro dello studente

Durante le ultime settimane si è discusso di una nuova zona dell’E-portfolio dedicata al “capolavoro”. Questa novità ha gettato nel caos docenti e studenti, nonostante l’ordinanza sull’esame di Stato confermasse che i colloqui terranno conto solo delle informazioni contenute nel curriculum, come accade da alcuni anni. Una nota ministeriale ha poi chiarito che il capolavoro non sarà oggetto del colloquio di esame e non andrà a confluire nel curriculum dello studente, anche se caricato in piattaforma.

Ma allora cos’è questo capolavoro e a cosa serve?

Ogni anno gli studenti indicheranno un «prodotto» – nel lessico ministeriale – che ritengono particolarmente rappresentativo dei loro progressi e delle competenze acquisite nel percorso di studi, e che individueranno in maniera autonoma. Questo elaborato dovrà riflettere ciò di cui l’alunno è orgoglioso e in cui eccelle, facendo leva soprattutto sull’originalità, sull’unicità del proprio sviluppo personale. Si crea compilando i campi indicati precisando l’ambito – che può essere scolastico oppure extrascolastico – e la modalità in cui è stato realizzato (individuale o in gruppo).

Lo studente procederà poi a descriverlo, avendo cura di inserire un eventuale link esterno, nel caso esista, o di caricare un file. Dovrà poi fornire delle motivazioni per la propria scelta e infine selezionare da un menù a tendina le competenze che pensa di aver sviluppato portando a termine questa esperienza.

Si tratta, a ben vedere, di un esercizio metacognitivo, attraverso cui già in classe, quando se ne presenta l’occasione, ci si confronta rispetto alle pratiche educative e alle criticità affrontate nelle materie, per costruire un apprendimento condiviso. Indicare una passione extrascolastica offre agli studenti l’opportunità di mettere in rilievo ciò che li caratterizza al di là della scuola, e consente loro di «migliorare l’autoregolazione e la capacità di autocorreggersi», come si legge nella nota.

Una visione iper performante

Nonostante il capolavoro non sia oggetto di colloquio, è necessario valutare attentamente quanto la sua scelta sposti il peso del percorso formativo sull’individuo.

L’insistenza sull’autoregolazione implica che vi sia stata un’elaborazione iniziata alla scuola primaria, attraverso cui il bambino ha appreso a controllare i propri impulsi e a modulare il comportamento.

È straniante pensare che, se ciò non è avvenuto, la scuola provvederà valutando la condotta, come suggerito ultimamente dal ministro, quando l’autoregolazione non è che il risultato finale di uno sforzo collettivo delle diverse componenti della comunità educante.

La selezione di questo elaborato evidenzia attitudini e caratteristiche – anche etniche e socio-economiche – dello studente, con il rischio che l’azione educativa si trasformi in una mera preparazione professionale. Si concretizza, inoltre, il pericolo che chi ha avuto la possibilità di coltivare un particolare talento riceva più encomi, rafforzando le disuguaglianze quando la scuola dovrebbe eliminarle.

Una visione iper performante del sistema scolastico, che risulta in questo modo sbilanciato verso una cultura aziendale a scapito della crescita umana e intellettuale delle persone.

Il tempo libero non è uguale per tutti

Vi sono poi alcune considerazioni di ordine pedagogico, riguardo la didattica delle discipline praticata nelle scuole italiane. Di rado l’insegnamento si svolge in modalità laboratoriale, cosa che faciliterebbe una metacognizione degli apprendimenti e di conseguenza la selezione del capolavoro – cosa di per sé non del tutto ingiustificata dal punto di vista educativo.

In assenza di una metodologia che valorizzi il compito di realtà, la scelta risulterà senz'altro più semplice per gli allievi degli indirizzi di liceo che prevedono una certa operatività, ad esempio i licei artistici, delle scienze applicate e i tecnici dove si costruiscono anche apparati e dispositivi.

Questo scenario mette in seria difficoltà gli iscritti agli indirizzi tradizionali, nei quali si apprende ancora attraverso il sistema basato su lezione frontale e verifica. Allo stato attuale, quindi, molti studenti sono costretti a selezionare esperienze e successi dall’ambito extrascolastico.

È chiaro che, se l’autovalutazione è influenzata dalle didattiche dei diversi indirizzi e dal modo in cui si gestisce il tempo libero, che può essere collegato al contesto di provenienza del candidato, l’idea costituzionale di rimozione degli ostacoli svanisce nel nulla.

Una valutazione da colloquio di lavoro

Lo stesso discorso si può applicare al curriculum, in cui vengono messi in risalto successi in settori che di rado sono sostenuti con fondi pubblici, e più spesso gravano sulle famiglie.

Accade a volte che, anche a causa di situazioni di disagio e di particolari difficoltà economiche, i giovani vi debbano rinunciare a detrimento dell’impressione generale prodotta su una commissione d’esame. Si tratta di una colpevolizzazione degli studenti da parte del sistema scuola, sempre più orientato a premiare prestazioni che nulla hanno a che vedere con lo studio.

Questa modalità di valutazione ricorda il colloquio di lavoro secondo le prassi delle agenzie interinali, poiché pone l’accento su un’idoneità che va oltre il completamento del secondo ciclo dell’istruzione statale.

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