Bambini e bambine che giocano a fare i poliziotti diventano adulti che vogliono intraprendere una carriera in divisa. Secondo il report annuale pubblicato dall’Osservatorio sulle professioni in divisa, creato da Skuola.net in collaborazione con Nicolino corsi, il 6 per cento degli studenti che escono dalle superiori sono tanto intenzionati a intraprendere una carriera nelle forze armate o di polizia da ritenerla la prima opzione per il proprio futuro professionale. La ricerca ha coinvolto oltre 30mila studenti delle scuole di ogni ordine e grado provenienti da ogni parte d’Italia.

Quando si sceglie la divisa

Rispetto al 2021, quando a dirsi interessati alla divisa erano quattro studenti su dieci, si è registrato un lieve calo dovuto in gran parte al “effetto guerra”. La curiosità dei giovani per questi mestieri è stata penalizzata dal fatto di avere, per la prima volta, fatto esperienza di un conflitto geograficamente vicino.

A confermare questo dato c’è il fatto che gli intervistati preferirebbero indossare la divisa da poliziotto o da carabiniere piuttosto che quella di una delle quattro forze armate. Tuttavia, al netto di questo lieve calo, come lo stesso report rileva, si riscontra «un interesse e un entusiasmo generalizzato» dei giovani per la divisa. 

La divisa tra i banchi 

Sarebbe interessante capire cosa induca gli gli studenti a  scegliere in misura così massiccia questo tipo di professione. Tra le varie ipotesi c’è quella del contatto precoce con i membri dei corpi militari e di polizia. Come notava Christian Raimo in un articolo pubblicato su Domani, fin dalle prime classi i bambini iniziano ad avere familiarità con la divisa.

Conoscono poliziotti e carabinieri durante progetti formativi studiati insieme da forze dell’ordine e segreterie scolastiche, visitano le caserme, scoprono come sono fatti i mezzi in dotazione ai professionisti della divisa. Non è un caso che tra gli studenti interessati uno su dieci abbia dichiarato di aver maturato l’idea di indossare una divisa da piccolino, uno su quattro alle medie e uno su due alle superiori.

Altri imput

Ma gli stimoli cui sono sottoposti durante infanzia e adolescenza non sono finiti. Basti pensare alle immagini dell’addestramento che riceve Tom Cruise in Top Gun o quello del soldato Jane. Anche il piccolo schermo non si risparmia nel tentativo di raccontare cosa sia la vita militare.

Ad esempio, a gennaio del 2021 su Rai 2 è andato in onda “La Caserma” un docu-reality nel quale alcuni ragazzi di età compresa tra 18 e 23 anni si sono trasformati reclute. I giovani sono stati costretti a lasciare le proprie abitudini, compreso l’uso dei social network e quello del telefono, e a intraprendere un rigido percorso dia addestramento militare. Che nell’immaginario delle future reclute si sia innestata anche questo tipo di narrazione è evidente dalle risposte date alle domande in merito all’addestramento e al rigore delle regole che vigono nelle caserme.

Molti degli intervistati per la rilevazione dell’Osservatorio nel 2021 dipingevano una vita militare più dura di quello che è in realtà. Solo il 9 per cento ha risposto correttamente alla domanda su quale sia l’orario in cui si va a letto nelle caserme, ovvero le 23. La maggior parte del restante 91 per cento pensava si dovesse andare a dormire prima. Oppure, solo uno su quattro sa che il tempo per prepararsi la mattina è trenta minuti. In generale, chi ha dato una risposta diversa è stato per eccesso di rigore.

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