Cultura

Elogio del rovescio a due mani, il gesto che ha rivoluzionato il tennis

Per la prima volta dal 1973 non ci sono tennisti fra i primi 10 al mondo che lo giocano a una mano, per la dannazione di nostalgici e puristi. Quando un atleta propone un’esecuzione tecnica che rompe con la tradizione, lo sport spesso oppone resistenza. Accadde pure a Fosbury nel salto in alto. Eppure si tratta della trasformazione di una presunta debolezza in un’opportunità di miglioramento e di ridefinizione dei limiti. 

Ricordo come fosse ieri il giorno in cui la maestra Anna ci portò in cortile davanti alla grande targa di bronzo. Ci dispose a semicerchio: a un’estremità lei, all’altra il maestro di ginnastica Tullio, con cui spesso condivideva parte delle lezioni, perché lo sport, diceva, fa bene al fisico e apre la mente. Ci invitò a unirci tenendoci per mano. Lesse il nome sulla targa, “Martin Luther King” e ci spiegò che la nostra scuola era dedicata a un uomo buono il cui sogno era che tutti gli abitanti

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