Cultura

Gli emoji che usiamo per capirci omologano la vita interiore

  • Certo, quando chattiamo manca il tono, non vediamo il viso: il sostegno del linguaggio non verbale basterebbe a spazzare via tante delle ambiguità che ci lasciano frustrati.
  • Il linguaggio per immagini è potenzialmente una ricchezza, nessuno può dubitarne. Tutto ciò che si inserisce in un sistema per apportare nuova linfa non può che essere un valore aggiunto.
  • L’allegria, la tristezza, la gioia, la fatica assumono sembianze universali, mentre dentro di noi hanno cause e aspetti unici. Dunque emerge anzitutto il rischio di omologazione dell’interiorità.

Sto chattando su WhatsApp con un’amica, parliamo di lavoro. A un certo punto, in risposta a quello che dice, scrivo una battuta. Emma non la coglie, anzi la fraintende e ci rimane addirittura un po’ male. Il giorno dopo corro a spiegarmi: «Era una battuta, non si capiva?». «No, non si capiva. Non c’era nemmeno una faccina». Rimango di sasso perché Emma è intelligente, colta, arguta, di solito sono io che fatico a starle dietro. Ci vorrà qualche giorno per archiviare del tutto la questione. P

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