- Filosofia del tatuaggio di Federico Vercellone (Bollati Boringhieri, 2023) dimostra che si può parlare di tatuaggio tirando in campo Kant e Hegel, non solo Fedez e Dybala, Lady Gaga o Rihanna.
- Pur essendo vissuti in epoche (il Settecento e il primo Ottocento) in cui il tatuaggio riguardava solo marinai e galeotti, i due filosofi sembrano dare voce a due posizioni opposte sul tatuaggio, destinate a ripresentarsi anche nella nostra epoca.
- Per qualcuno, come per Kant, tatuarsi significa attentare alla perfezione del corpo umano, e soprattutto individualizzarlo togliendogli universalità. Il modello è qui la statua greca: candida, priva di colore. Per altri, invece (e il filosofo Hegel è con loro) il tatuaggio è una forma di autoespressione, una dimostrazione della capacità dell’uomo di incidere il suo segno ovunque, sulla natura come sulla propria pelle.
Se pensate che la filosofia e i tatuaggi siano due cose distanti anni luce tra di loro, ebbene vi sbagliate. Questo libro di Federico Vercellone appena uscito da Bollati Boringhieri, Filosofia del tatuaggio, vi farà cambiare idea senza annoiarvi, anzi divertendovi e dandovi da pensare. E se immaginate di trovarci i nomi di Fedez e di Dybala, ma non quelli di Kant ed Hegel, ebbene vi sbagliate di nuovo. Non perché Kant ed Hegel fossero tatuati come Fedez e Dybala (cosa impensabile alla loro e



