- Fran Lebowitz cerca di convincerci che non può vivere fuori da Manhattan, anzi è New York che chiude quando lei non c’è. Poi però deve ammettere che anche Milano non è male. Se fosse costretta, potrebbe persino viverci.
- Come molti americani non parla che inglese, ma al contrario della maggior parte dei suoi connazionali se ne vergogna, si scusa, chiede e cerca di capire.
- Tutto quello che dice pubblicamente da quando ha deciso di inventare la professione della public speaker, dopo aver rinunciato definitivamente a quella della scrittrice, rimasta bloccata a metà di un romanzo che non vedrà mai la luce, è perfettamente calibrato per restituire la giusta dose di umorismo, saggezza e gravità.
In un ristorantino tipico del centro di Milano, Fran Lebowitz si guardava intorno contrariata. Troppi bambini urlanti. In effetti era piuttosto strano: il posto, piccolo e riservato, boiserie e moquette in toni caldi, era decisamente lontano dal family friendly e ogni tavolo attorno al nostro era dotato di almeno un bebè, un bimbo in passeggino, uno in seggiolone o un ragazzino. E non di quelli calmi e quieti, magari rassegnati alla cattività di una serata da adulti, ma della categoria che ha



