La presidente della Commissione incaricata di riformare le Indicazioni nazionali per il primo ciclo d’istruzione ha scritto che l’influenza delle Dieci tesi per un’educazione linguistica democratica di Tullio De Mauro abbia finito per scoraggiare l’insegnamento della grammatica. Un'accusa pretestuosa, una vera e propria fake news
La scuola è una cosa seria, un bene comune prezioso da trattare con rispetto e competenza. Non ci si aspetterebbe, dunque, che figure istituzionali si lanciassero in dichiarazioni dettate più da posizioni pregiudiziali che da reali conoscenze degli argomenti affrontati o da nozioni scientifiche. Eppure accade.
Questo giornale ha già variamente parlato (Addazi, Brusa, Corsini, Colucci, Fazio) della Commissione nominata dal Ministro dell’Istruzione e del merito, Valditara, per la riforma delle Indicazioni nazionali e delle Linee guida, presieduta dalla professoressa di Didattica e pedagogia speciale, Loredana Perla. Sulla Gazzetta del Mezzogiorno, Perla affronta il problema dell’analfabetismo di ritorno, preoccupata dal fatto che in Italia quasi il 70% di adulti dai 16 ai 65 anni ha gravi difficoltà di comprensione nella lettura, come registra Ocse-Pisa. La causa sarebbe da individuare nel fatto che le attuali Indicazioni nazionali nella parte dedicata all’italiano «soffrono il peso di decenni di sfiducia nell’analisi grammaticale e logica, nell’insegnamento di regole ortografiche e sintattiche, sull’onda infausta delle Dieci tesi per un’educazione linguistica democratica di Tullio De Mauro che ancora lambisce le pratiche dell’insegnamento dell’italiano». Pertanto, è necessario «ridare fiducia a grammatica e a latino […]»: da qui il titolo programmatico dell’articolo Grammatica e latino per contrastare l’analfabetismo di ritorno.
Come Perla dovrebbe sapere, l’indagine che testa le competenze degli adulti non è OCSE-PISA, ma PIAAC-OCSE (Programme for the International Assessment of Adult Competencies), ma non varrebbe nemmeno la pena di segnalare l’errore o di soffermarsi sulla soluzione proposta per il recupero dell’analfabetismo di ritorno (analisi logica e latino?), se l’articolo non facesse delle accuse precise, non motivate.
Attaccare le Dieci tesi per un’educazione linguistica democratica e De Mauro per aver incoraggiato l’abbandono dell’insegnamento grammaticale è pretestuoso e, se si fosse intellettualmente onesti, sarebbe bollato unanimemente come una fake news. Non solo De Mauro e le Dieci tesi non lo affermano, ma, al contrario, sostengono chiaramente, e senza possibilità di dubbio, che la riflessione metalinguistica guidata è parte di un’educazione linguistica efficace, partendo, però, non da definizioni astratte e avulse, ma dalle esperienze linguistiche delle allieve e degli allievi, da ciò che già sanno e conoscono della e sulla lingua. Ed è forse questo il punto dolente per Valditara e Perla: la centralità delle allieve e degli allievi.
Tullio De Mauro, in moltissimi scritti con dati scientifici alla mano, dimostra che la competenza linguistica si accresce e si affina quanto più si accresce e si affina la capacità di riflettere sui propri usi linguistici e li si confronta con altri. Il patrimonio linguistico di ogni bambina e bambino, e quindi la grammatica che hanno interiorizzato, è il trampolino di lancio per maturare altre conoscenze linguistiche e anche per l’acquisizione di un armamentario per l’analisi linguistica e grammaticale. Ognuno di noi ha del resto sperimentato, imparando una lingua straniera, che aiuta confrontare una nuova struttura o un nuovo vocabolo con quelli italiani per collocarli nel mosaico della propria competenza linguistica.
L’educazione linguistica, quindi, (Tesi VIII) non deve e non può ignorare il retroterra linguistico e culturale delle allieve e degli allievi, anzi, deve valorizzarlo perché in tal modo l’osservazione e la riflessione metalinguistica troveranno un aggancio sicuro nelle loro conoscenze pregresse. Si capisce, dunque, che un’educazione linguistica che funzioni veramente ha necessariamente una vocazione democratica (Tesi IV) perché deve farsi carico di ogni bambina e bambino per accrescere le loro competenze e i loro saperi linguistici, rendendoli capaci di usare le parole giuste per partecipare alla vita familiare e scolastica, ma soprattutto per essere partecipi della vita sociale, civile e politica del proprio Paese. Ma allora, non sarà forse questo che Valditara e Perla trovano infausto?
* Miriam Voghera è ordinaria di Linguistica generale, Presidente della Società di linguistica italiana
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