Il premio Nobel per la letteratura Orhan Pamuk, autore di libri come Il Museo dell'innocenzaL'innocenza degli oggettiLa stranezza che ho nella testaLa donna dai capelli rossi, Le notti della peste e Ricordi di montagne lontane (tutti Einaudi), ha ricevuto mercoledì sera dal sindaco Beppe Sala il sigillo della città di Milano, ospite d’onore dell’inaugurazione di Bookcity Milano, manifestazione dedicata al libro e alla lettura, giunta alla dodicesima edizione.

Fino al 19 novembre 1350 eventi invadono Milano tra scuole, università, biblioteche, librerie, teatri, auditorium e carceri. BookCity Milano coinvolge l’intera filiera del libro, dagli scrittori ai fumettisti, editori grandi e piccoli, saggisti e illustratori, blogger e librai, bookinfluencer, traduttori e bibliotecari, senza dimenticare studenti, insegnanti, lettori forti e occasionali.

Sono oltre 3.100 gli autori e le autrici ospiti della manifestazione, con la partecipazione di 190 editori e 860 classi scolastiche.

Montagne lontane

Per questa edizione, BookCity Milano coinvolge anche altre due città: Cremona e Lodi. BookCity sarà scandita dal Tempo del sogno. Da Penelope a Giovanna d’Arco, da Freud a Pasolini, da Cenerentola a Hitchcock, da Luther King a Bergoglio, i sogni hanno popolato le opere della letteratura di tutti i tempi, influenzando anche filosofi e pensatori, artisti e figure di riferimento del mondo della cultura.

Prosegue anche il progetto di scambio internazionale fra le Città Creative Unesco per la letteratura: è Angoulême, sede di uno dei più importanti festival di fumetti al mondo, la città con cui Milano realizzerà il palinsesto dedicato a Milano Città Creativa Unesco per la Letteratura 2023.

Per l’occasione Einaudi ha pubblicato Ricordi di montagne lontane, i taccuini illustrati del premio Nobel turco che ci dice «Fra i sette e i ventidue anni ho creduto che sarei stato un pittore. A ventidue anni il pittore in me è morto e ho cominciato a scrivere romanzi. Nel 2008 sono entrato in un negozio per uscirne con due sacchetti pieni di matite e pennelli, poi ho cominciato a disegnare su piccoli taccuini, fra il piacere e il timore. Sì, il pittore in me non era morto».

Il talento

Da oltre dieci anni Orhan Pamuk scrive e disegna quotidianamente sui suoi taccuini. Vi registra gli avvenimenti del giorno, annota le sue riflessioni sull’attualità e la politica, si interroga sull’architettura dei suoi libri, dialoga con i personaggi.

Passano le settimane, i mesi, gli anni, e l’autore continua a riprendere, completare, riempire di schizzi le pagine rimaste in bianco, dando vita a una straordinaria e lussureggiante composizione nella quale si intrecciano testi e disegni, che rivela qui per la prima volta ai suoi lettori.

Qui, attraverso le magnifiche illustrazioni che accompagnano le parole, Pamuk rivela il suo straordinario talento artistico. Da giovane, infatti, voleva diventare un pittore, passione che ha messo da parte per dedicarsi alla forte vocazione per la scrittura.

Il filo conduttore che, ora sotterraneo ora cristallino, si snoda tra testi e immagini e attraversa gli eventi, gli incontri, i pensieri è sempre il processo, delicato eppure inarrestabile, della creazione letteraria. I taccuini rappresentano così un vero e proprio laboratorio in cui immaginare trame e studiarne l’architettura, in un dialogo perpetuo con i personaggi dei libri che verranno.

Nel corso degli anni l’autore continua a riprendere, completare, riempire di schizzi le pagine rimaste in bianco, dando vita a uno straordinario intreccio in cui sfumano spazi e tempi nella dolce, onirica malinconia dell’esperienza vissuta che diventa ricordo.

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