- Dunque ho scaricato IO, ed è stato subito Ingmar Bergman. Per usare IO bisogna inserire il codice SPID o il numero di CIE, la carta di identità elettronica. Subito il primo doloroso flashback.
«Per quella elettronica non ci stanno più soldi», ha detto la signorina Vaccaroni di turno. Dunque non mi resta che inserire il mio SPID, l'identità digitale che naturalmente non possiedo ma che si può agevolmente creare su provider tipo Aruba. Secondo doloroso flashback.
Perché in Italia non possiamo fare la rivoluzione perché ci conosciamo tutti, e non possiamo fare quella digitale perché c'è sempre un ponte lungo in mezzo.
Questa è la storia di un regalo. Anzi di un rimborso. Anzi di un ritardo. Il mio, del paese, del governo: ma soprattutto il mio. È anche una storia horror, quel tipo di horror psicologico in cui il Mostro è dentro di noi, ce lo portiamo sempre dietro e non possiamo chiedere aiuto: nessuno può sentirci urlare nella schermata “Inserisci i tuoi dati”. Quando questo giornale mi ha chiesto di iscrivermi alla Rivoluzione Digitale e scaricare IO, l'applicazione dei servizi pubblici che permette di part



